L’avara

Roberto Beccantini20 settembre 2017Pubblicato in Per sport

C’è chi pasteggia a caviale e champagne, il Napoli all’Olimpico laziale (Mertens, soprattutto: chapeau), e chi a pane e salami, la Juventus con la Fiorentina. Si riposava il Creatore e figuratevi, dunque, se oserò mai prendermela con Dybala. Il problema non è lui, è Higuain: vivo, ma poco nel vivo.

Immagino le risse fra Risultatisti e Prestazionisti. Cinque vittorie su cinque, tre punti in più di un anno fa e un saldo gol di 14-3 contro 11-4: tiè. Con la Viola in dieci si è sofferto come una signorinella pallida, altro che Signora Thatcher dei miei stivali: ciapa su.

Le diplomazie sono al lavoro. Era la classica partita-trappola prima del derby: anche la Lazio per il Napoli, ma questa è una pratica che compete a un altro foro. La squadra di Pioli ha montato un catenaccione da tv in bianconero e non ha mai tirato in porta. La rosa è giovane, diamogli tempo. A onor del vero, sono stati rari pure i rischi corsi.

Il turnover di Allegri era legittimo. Ho apprezzato il nerbo geometrico di Bentancur – a volte, però, troppo orizzontale – la vivacità di Cuadrado e il tuttocampismo di Mandzukic. Suo il timbro sul tabellino dopo che, deportato a sinistra, aveva firmato il cambio di marcia a fine gennaio. Per il resto, così così Sturaro terzino, prezioso Asamoah e di livello, ma a questi livelli, la prestazione di Barzagli.

Dalla Var la Juventus ha avuto un rigore in meno e un espulso in più (Badelj). Ecco: avrebbe dovuto essere, comunque, una piccola rampa di lancio. Viceversa, se escludiamo un paio di occasioni, si è ritirata sotto la tenda, lontano da ogni tipo di tentazione (e di circo). Nell’ultimo quarto d’ora, la squadra in undici sembrava la squadra in dieci. Gli spiccioli concessi ai 40 milioni di Bernardeschi, il grande ex, sanno di mancia. C’è chi può.

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