Ah, questi dentisti…

Roberto Beccantini25 giugno 2020Pubblicato in Per sport

Vabbè, l’avete vista tutti. Grande partita. All’Atalanta sono dentisti che appena apri la bocca trapanano la gengiva intera, non solo i molari cariati. Anche se provi a sedurli. Come la Lazio del primo tempo, due gol e la percezione che con il miglior Immobile e il miglior Luis Alberto sarebbero stati di più. Non giocava, la squadra di Simone Inzaghi, dal 29 febbraio. Un po’ l’ha pagato, ma non vorrei, così scrivendo, rigare i meriti del Gasp (squalificato).

All’Olimpico era finita 3-3 da 0-3. A Bergamo, 3-2 da 0-2. Di solito, è la miglior difesa a battere il miglior attacco. Non stavolta. Gol per ogni gusto: strafalcioni (l’autorete di De Roon, la non-uscita di Strakosha sulla sgrullata di Palomino; destri fulminanti, di Milinkovic-Savic, padrone all’inizio e poi incatenato da Toloi; sinistri trancianti, della «riserva» Malinovskiy; piatti della casa: testa di un terzino, Gosens, su cross dell’altro, Hateboer).

Un pirata salgariano, il Papu Gomez. All’Atalanta mancava Ilicic, entrato sul più bello; alla Lazio fior di titolari, Lucas Leiva su tutti. La Dea attacca anche quando difende, e per questo lascia spesso voragini dietro: penso ai contropiede laziali, alle occasioni del Sassuolo. Ma non crolla mai, neppure quando la mandano al tappeto e sembra intontita. Le panchine e i cambi, in questo calcio avventurato del dopo Covid, saranno cruciali. A questo proposito, non è che l’ingresso della «nonna» slovena sia passato inosservato.

Di fronte, due stili chiari e diversi. L’italianista Inzaghi, con la difesa a tre e un corredo di superbe ripartenze (fino a quando, almeno, la benzina circolava). L’europeista Gasperini, che pretende da ogni schema, da ogni agguato, la volontà feroce di essere superiori a tutto, perfino al destino. Ci siamo capiti.

67 Commenti

Lascia un commento