Marocco, non il pensiero unico

Roberto Beccantini6 dicembre 2022Pubblicato in Per sport

Dario mondiale, sedicesima puntata. La notizia, grossa, è il Marocco nei quarti. Mai successo. Squadra né antica né moderna: trasversale. Con un ct, Regragui, che gli ha inculcato geometrie di gamba e di cuore. Giocate come sapete, perché sapete come si gioca. Quattro partite, e un solo gol preso: su autorete, per giunta. L’ultima vittima è la Spagna delle «sartine». Ai rigori, come la Croazia con il Giappone. Bounou ne para due (a Soler, a Busquets) e a uno, quello di Sarabia, ci pensa il palo. Dicono che Unai Simon avesse un foglietto: tizio tira così, caio cosà. Ne ha beccato uno (Benoun). Sabiri, Ziyech e Hakimi, di cucchiaino, col cavolo che sbagliano. Morale: da 0-0 a 3-0.

Primo tempo, più Marocco. Secondo, solo Spagna. Ma sempre la stessa minestra. Falso nueve in avvio (Asensio o chi per lui), poi Morata dentro e una nuvola estenuante di tocchi e ritocchi, che alla Nasa di Coverciano celebrano ogni volta a champagne e dalle mie parti non proprio. Il pensiero forte costituisce una risorsa. Il pensiero unico sappiamo, nella storia, dove ci ha portato.

Il legno scheggiato da Sarabia al 123’ è un rimorso, non un rimpianto. Il Marocco badava al sodo. Vi raccomando l’eretismo podistico di Amrabat, i rammendi di Ounahi, lo stoicismo di capitan Saiss, le volate di Hakimi, i guizzi di Zieych, anche se da uno del suo talento ci si aspetta sempre la luna, e quel Boufal capace, per 45’, di mandare al manicomio Marcos Llorente. Nei supplementari, c’è stata gloria persino per Cheddira, bravo a cogliere l’attimo, non altrettanto nello sfruttarlo.

Non è una gara che ricorderemo per il livello tecnico. Se mai, per il discorso che facevo prima: neppure Pedri e Gavi possono permettersi di toreare a metà campo, se il tiro diventa una scocciatura. Ma è il giorno del Marocco. L’Africa batte un colpo.

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