E’ successo abbastanza

Roberto Beccantini13 dicembre 2023

Brividoni di Champions. Paris Saint-Qatar agli ottavi (per un pelo, chiamiamolo così), Milan in Europa League, Newcastle fuori. Poteva succedere di tutto, è successo abbastanza. Lo «spareggio» del St James’ Park ci regala due partite in una: nel primo tempo, «gazze» ventre a terra, fra la «parata» di Tomori e il gran gol di Joelinton. Poco Diavolo, spesso in bambola sul piano fisico, Leao (al rientro) una mezza occasione e stop, Giroud accerchiato, Loftus-Cheek, Musah e Reijnders soverchiati. Morale della favola (o favola della morale): Livramento, Joelinton e Gordon una spanna sopra todos. Voce dal loggione: Pioli out.

Nella ripresa, la squadra di Howe cala, gli avversari crescono. I rumors da Dortmund offrono benzina a garretti sfatti. Pareggia Pulisic in mischia, fin lì uno dei meno peggio, Maignan e la traversa negano il sorpasso a Bruno Guimaraes, Laeo coglie il palo in contropiede, Pioli azzecca i cambi e, sempre in contropiede, Chukwueze ribalta la notte su azione Jovic-Okafor. Non ho capito, in compenso, l’uscita di Gordon. Il Newcastle, spompato, ci prova per onor di orgoglio, e così facendo si scopre, propizia brecce gustose. L’ordalia è diventata una roulette russa, a chi il colpo fatale? Ci va vicino Tomori, altro legno, ma ormai siamo agli sgoccioli degli sgoccioli, Newcastle-Milan 1-2. Voce dai salotti: Pioli on fire. Anche se dalle semifinali di Champions al ricovero presso una delle «figliastre», proprio la stessa cosa non dovrebbe essere. Resta il rimpianto, soprattutto, dello 0-0 dell’andata, quando molti furono gli sprechi. Voce dal cortile: visto che scossa Ibra «senior advisor»? A Milano si dice: «va a ciapà i ratt».

** Atletico-Lazio 2-0. Aveva la pancia piena, il Sarrismo. Il Cholismo, no. Griezmann in avvio, Samuel Lino alla distanza. Rari, per Immobile e Luis Alberto, i momenti di gloria. Lazio seconda, dunque, come Inter e Napoli. Non è un miracolo, ma non era scontato.

Totonno, il tessitore

Roberto Beccantini13 dicembre 2023

Di Antonio Juliano detto Totonno ricordo un gol al vecchio Comunale di Torino, la zebra di Nuccio Gauloise Parola contro il ciuccio di ‘o lione Vinicio. Una parabola arcuata, subdola, da vicolo più che da viale, che sorprese Zoff e innescò, a sua insaputa, i battiti di un «core ‘ngrato»: José Altafini. Era il 6 aprile 1975: finì 2-1, Juventus prima Napoli secondo.

Totonno, vezzeggiativo dialettale di Antonio, ci ha lasciato a 80 anni. E’ stato bandiera di Napoli e capitano del Napoli, come documentano le 505 partite e i 38 gol. Chiuse nella mia Bologna, sazio ma verticale, sempre. Ai ragazzi precoci e feroci di Instagram dico che era un regista, in senso classico, nella pancia di un calcio che la marcatura a uomo spremeva e scremava. Armonico e ormonico: nel corto e nel lungo. E il tiro, sant’Iddio: lo sentiva come un dovere, non come un fastidio. E occhio: nel suo acquario nuotavano i Mazzola e i Rivera. Ho reso l’idea?

Ha giocato molto e vinto poco (2 Coppe Italia). E’ stato campione d’Europa nel 1968, protagonista della semifinale con l’Urss e della prima finale con la Jugo. Ha raccolto spiccioli bellicosi da tre Mondiali: nel 1966, Mondino Fabbri gli risparmiò la fatal Corea preferendogli un Bulgarelli zoppo; nel 1970, Valcareggi lo sacrificò a Picchio De Sisti, salvo girargli una piccola mancia al posto di Bertini nella finalissima con il Brasile; nel 1974, «Uccio», ancora lui, lo bocciò a favore di Capello. Apriti cielo, in quel mese di «Azzurro tenebra» successe di tutto, la guerra tra clan, il vaffa di Chinaglia, Juliano sedotto e abbandonato.

Da dirigente è stato prezioso nell’avvento di Krol e fondamentale nell’operazione Maradona: se volete approfondire il tema, vi consiglio «Nel nome di Diego», libro scritto da Franco Esposito e Dario Torromeo. Da Napoli, le finte di Ferlaino. Da Barcellona, le trame di Juliano. Regista anche lì, soprattutto lì.

Sbadigli e artigli

Roberto Beccantini13 dicembre 2023

Sbadigli di Champions. Zero a zero a San Siro, e così: Real Sociedad prima, Inter seconda. La partita si dipana noiosa, con i baschi che per una quarantina di minuti nascondono la palla (anche a sé stessi, però), e la capolista che vive sulle sgommate di Thuram. Non chiedetemi dei portieri, e nemmeno di saette vaganti: briciole.

I dribbling di Kubo sono stati l’unico antidoto all’abbiocco. Strano, però, che proprio un nippo si rotoli per terra. Corretto il giallo varista: simulazione, altro che rigore. Se mai, qualcosa di molto serio aveva rischiato Cuadrado su Oyarzabal. Dall’entità del turnover non mi è parso che Inzaghino abbia cercato di vincere con la bava alla bocca. Già a San Sebastian non era stata una gita (1-1) e la Lazio incombe. Aver inserito Lau-Toro così tardi mi è parso un segnale. Che delusione, Alexis Sanchez. La Real di Alguacil: testa alta, tiki-taka felpato, pressing sussultorio. Il busillis riguarda la fase di tiro. I meriti di Achab-Acerbi e compagnia non si discutono. Ciò premesso, le cantere ispaniche continuano a sfornare un sacco di fini dicitori. Ma serpenti dal morso fatale, pochi. Meglio comunque loro, tra andata e ritorno.

** Napoli-Sporting Braga 2-0. Autorete di Serdar, su cross di Politano; raddoppio di Osimhen, gattonando, su passaggio di Natan (sic). Missione compiuta: qualificati e Maradona «espugnato» (l’ultima vittoria risaliva al 27 settembre: 4-1 all’Udinese). Per carità, i portoghesi sono scarsi: e quando non lo sembravano, ci ha pensato Meret. Per il resto: Napoli sempre in partita, e non dentro/fuori come in troppe occasioni; Osimhen dal pallone d’oro africano a una rete che fa morale; difesa vergine, al di là delle tentazioni e delle omissioni; Natan coinvolto e non più corpo estraneo. In attesa di Kvara, Mazzarri passa dai sospiri ai respiri. L’importante era metterci un cerotto. Messo.