Più punti che con Capello

Roberto Beccantini31 ottobre 2012

Ammettiamo che fosse finita 1-1. Avrei scritto la stessa analisi. Certo, il massiccio turnover e l’errore di De Ceglie (ma anche la prodezza balistica di Taider). Momenti di calo: si gioca ogni tre giorni. Tutto ciò premesso, cosa sarebbe la Juventus, «questa» Juventus, con un attaccante alla Diego Milito?

Non è perfetta, la squadra di Conte, ma gioca sempre. Sempre. Quarantanove partite senza sconfitte, ventotto punti in dieci gare, uno in più dell’era Capello. Il Bologna ci ha messo grandi bende e qualche puntura. Un avversario cinico l’avrebbe sbranato già nel primo tempo. Cinica, la Juve lo è stata col Napoli. E stop. Le tracce che lascia Paul Pogba, classe 1993, sono del predestinato. Un gol al Napoli, un palo e la rete-vittoria con il Bologna; per tacere del palleggio e della visione di gioco. Marchisio e Vidal non sono più «soli». Caso Giovinco: senza l’assist al francese, l’avrei rincorso anch’io.

La Juventus tiene; l’Inter, all’ottava vittoria di fila, Europa inclusa, scavalca il Napoli. Neppure Stramaccioni ha passeggiato con la Sampdoria. Mi dicono che Ferrara abbia molto inveito contro il rosso a Costa e la dormita dell’assistente sul fuorigioco di Nagatomo, all’origine del terzo gol.

Sabato, Juventus-Inter. Conte ha sempre vinto in casa; Stramaccioni, sempre in trasferta. La Juve ha più gioco; l’Inter, più attaccanti (non come numero, beninteso). A proposito: Bendtner, lui, non è che abbia trasfigurato il reparto. Pick and roll, ma in area c’è e non c’è, Amleto di riporto.

La Freccia (giallo)Rossa che si ferma a Parma per far scendere la Roma racconta il Paese meglio di qualsiasi trattato. Non è bastato a farla vincere, ci riproveranno con Italo. Ennesima rimonta subìta. Miglior attacco (ex-aequo con la Juventus), peggior difesa: e poi dicono che Zeman è cambiato.

Normale al Cibali

Roberto Beccantini28 ottobre 2012

La mamma degli episodi è sempre incinta. Povero Catania: dopo il rigore negatogli contro l’Inter, a San Siro, contro la Juventus gli annullano un gol regolare (di Bergessio) e gli convalidano un gol irregolare (di Vidal: fuorigioco di Bendtner, non facile da pizzicare). Due stagioni fa, a Catania, non venne visto un gol di Quagliarella: la Juve vinse comunque, fine della trasmissione.

I rigori sono gol probabili, i gol sono gol: c’è una bella differenza. L’assistente Maggiani non era in giornata: gli è scappato tutto, persino una manata di Spolli e Pogba. Sono sincero: non mi piace vincere così; a molti «malati», viceversa, piace da morire. In questi casi, il tifoso apre l’armadio e tira fuori gli scheletri. Degli altri. Un classico del nostro calcio, che gli strascichi di Calciopoli rendono sempre «giovane». Poi, è chiaro, la rabbia porta a straparlare (Pulvirenti, presidente del Catania, ha accusato la panchina juventina di aver plagiato Gervasoni) e lì, o si hanno prove, o (non) ci penserà Palazzi.

Che partita sarebbe stata? Non lo so. L’anno scorso, segnò proprio Bergessio e, nella ripresa, pareggiò Krasic (!). Questa volta, la Juventus aveva cominciato passeggiando; la sartoria Catania, ricamando (ma conclusioni globali, una: «quella»).

Così così Bendtner e Pogba, senza voto Buffon, in progresso Vidal. Già prima del rosso a Marchese (giusto), i campioni avrebbero potuto dilagare, figuriamoci dopo. La Juventus gioca a memoria, ma continua ad avere un rapporto molto travagliato con il gol, da Copenaghen alla Sicilia. E, quasi sempre, sono i centrocampisti a toglierla d’impiccio.

L’Inter ha vinto anche a Bologna. A segno tutti i reparti: Ranocchia, Cambiasso, Palacio. Quinta vittoria consecutiva in campionato; mercoledì, Bologna a Torino e Sampdoria al Meazza; sabato sera, Juventus-Inter. Il massimo, in troppi sensi.

Senza attenuanti

Roberto Beccantini23 ottobre 2012

E adesso? In Europa è proprio un’altra musica, la Juventus di campionato non basta. Non dico che questo Nordsjaelland fosse stato descritto alla stregua dei «Ridolini» coreani, ma siamo lì. C’è sempre da imparare, cominceremo mai? In Danimarca, il Chelsea aveva vinto 4-0, con tre gol negli ultimi dieci minuti; e dal momento che Shakhtar-Chelsea è finita 2-1, ci siamo capiti.

Neppure io, sono sincero, mi aspettavo una Juventus così anoressica, così molle, così lenta. Credevo che, in un modo o nell’altro, sarebbe riuscita a venire a capo del Nordsjaelland, lumachina del gruppo. Come non detto. Faccio pubblica ammenda. L’atterraggio su Londra, dopo tre anni di lontananza dalla Champions, aveva illuso quelli che lo scudetto possiamo solo perderlo, quelli che i danesi li asfaltiamo.

Nono pareggio consecutivo nelle coppe. Non esistono attenuanti. In Italia, la squadra di Conte fa paura; in Europa, no. Già con il Napoli avevo lanciato l’allarme del rapporto occasioni-gol. Il problema è stato l’atteggiamento, la supponenza. C’è chi perde punti in campionato e chi in Champions. Temo che il cinismo di fresco conio abbia spinto la squadra a sentirsi unta dal signore.

A questo punto, la qualificazione diventa un problema. Male Vidal, Marchisio e De Ceglie, periferico Isla, Pirlo scolastico, Matri virgola. Il capro espiatorio è pronto: Giovinco. Vi raccomando, in compenso, la punizione di Beckmann è un paio di parate di Hansen. Un paio, non di più.

Sono queste le partite che ti fanno scrivere quello che hai scritto centomila volte, e cioè che manca un uomo d’area. Specialmente contro i Siena d’Europa. Non mi è piaciuta la direzione di Conte & Alessio: troppo pigra (e già che ci siamo: troppi fuorigioco, gli attaccanti). Quando regali un tempo, non resta che la lotteria degli episodi: non sempre può andar bene.

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