Notte di lunghi coltelli (e duelli)

Roberto Beccantini30 May 2025Pubblicato in Per sport

Mai, nemmeno per sbaglio, Paris Saint-Qatar e Inter si erano affrontati in competizioni ufficiali. «Debuttare» in una finale di Champions è un carico di adrenalina che non sarà facile diluire. Monaco di Baviera, Allianz Arena, ore 21 di sabato 31 maggio: o la prima del Paris o la quarta dell’Inter. Non si scappa.

Sarà notte di lunghi coltelli e lunghissimi duelli. Luis Enrique è allenatore moderno, che la Roma romanista non capì, il Barça e gli sceicchi invece sì. Via Neymar, via Di Maria, via persino Mbappé: largo a Kvara, Doué e Dembélé ribattezzato «Dembappé». Il suo è un 4-3-3 elastico, variabile, senza la «ciccia» del centravanti classico. Lo spazio, un perenne sbarco in Normandia.

Se lo spagnolo è a capo di una flotta giovane e corsara, Simone – Inzagone o Inzaghino in base alla liturgia del Risultato – governa un’armata attempata ma golosa, zavorrata com’è dai troppi «secondi» della stagione (in campionato, in Supercoppa, più le semifinali di Coppa Italia). Il 3-5-2 d’ordinanza contempla due punte-punte (Lautaro, Thuram), rarità per le lavagne che tirano in Europa.

Spesso, ci si dimentica dei portieri. Donnarumma, Sommer. Hanno scortato e scolpito la marcia. Non meno delle fionde sulle fasce – Hakimi, Dumfries, Dimarco, Nuno Mendes – e della tonnara di mezzo: tra Vitinha e Calhanoglu, Fabian Ruiz e Mkhitaryan, João Neves e Barella.

L’Inter non ha i dribblatori che innervano l’arsenale degli avversari, ma può contare su una manovra che, di catena in catena, riempie la trama. Acrobata spericolato, il pronostico ondeggia sul filo. Detesto il fifty-fifty, e allora: Inter 51% Paris 49%. Un piccolo margine a chi ha eliminato Bayern e Barça. Le finali non si giocano: si vincono. E’ una vecchia regola. Può piacere o non piacere: ma fa bacheca, e non si hanno notizie di suicidi allegri.

268 Commenti

Lascia un commento