Giusto così? Non lo so. So solo che è così: Real tre Manchester City uno. All’andata, era stato un western allegro, al ritorno è stato un film muto fino allo sparo di Mahrez, minuto 73. Un film muto grande, se vogliamo, ma con occasioni avare e rare parate (di Courtois). Il tocco di Bernardo Silva, uno dei più vivi, e il guizzo dell’algerino, fin lì ballerino triste, hanno fatto esplodere l’arsenale. Ancelotti ha ricavato, dai cambi, la doppietta di Rodrygo nel giro di un minuto, dal 90’ al 91’: il primo su servizio di Benzema, il secondo, di testa, su cross di Carvajal. Guardiola, lui, aveva riscosso, in compenso, due quasi-gol da Grealish. Quasi la stessa cosa, ma non proprio la stessa.
Poi i supplementari, che il Bernabeu ha vissuto come ai vecchi tempi, quando il miedo escenico era il Var dei ricchi. Pestoncino di Ruben Dias a Benzema e rigorino trasformato dallo stesso Karim. Non c’erano più De Bruyne, Mahrez e Gabriel Jesus, c’era Sterling, sempre giù per terra. Dal Real usciva persino Benzema (e se fosse finita ai penalty?), Lucas Vazquez avvicendava un Vinicius al quale Walker, prima di arrendersi, aveva concesso non più di un pertugio.
Di Ederson ricordo più lanci lunghi che tuffi. Degli ultimi, spasmodici minuti rammento i campanili del Madrid, le baionette di Nacho e Carvajal, gli attacchi scorati di un City stremato. A Parigi va, così, il Real: contro il Liverpool, come al Parco dei Principi nel 1981 (0-1) e a Kiev nel 2018 (3-1), l’ultima di Cristiano.
C’erano i pirati, gli arrembaggi, i mari in burrasca e i tesori nelle stive, mancava solo la penna di Salgari. Il City, per paradosso, ha «perso» proprio là dove aveva vinto, all’Etihad, un 4-3 che, oggettivamente, avrebbe dovuto essere più obeso. Ma che non lo fu per piedi cari, sì, ma più cinici del destino. Pep deve interrogarsi. La scorsa stagione, a Porto, buttò la finale con il Chelsea per eccesso di calcoli, di scrupoli, di mosse e contromosse. Questa volta, per cosa? Già nel secondo tempo con l’Atletico del Cholo era sembrato un City diverso, strano. Teso, non libero, anche nei periodi di governo o dominio. Cercavi il quadro, trovavi la cornice.
Il Real è il Real. Veniva da una sobria fiesta per il 35° (figuriamoci che noia), Carletto la normalità al potere, ha cercato una partita d’attesa, di finta paura, di chiappa e spada. Il Bernabeu gli ha dato una mano nei momenti più scabrosi. Se non li finisci quando puoi e quando devi, con i Blancos rischierai sempre. Soprattutto nella loro tana, in cui basta una scintilla per dar fuoco ai sogni. Di Orsato, uno dei nostri, manca un giallo a Casemiro in avvio. E il rigorino, ripeto, è figlio dei tempi, non solo o non tanto dell’aria che tirava.
L’abbraccio di papà Ancelotti al figlio e il sorriso stirato di Guardiola sono gli ultimi bagliori di una notte troppo grande per noi e troppo piccola per loro. Già , il Pep. Con Leo Messi, due Champions. Lontano, una finale persa. Da Jonathan Coe, scrittore inglese: «Avremmo voluto, avremmo dovuto, avremmo potuto. Le parole più dolorose del linguaggio». Bandiera bianca, in tutti i sensi.
Gentile Ezio, domanda «terribile». Le ombre bianche che, per prime, invasero il salotto di casa quando ero piccolo a Bologna, la marea rossa che scoprii, inviato di «Tuttosport», negli anni Settanta. Vinca il migliore. E comunque: sarò più vicino a chi perde.
Fatto sta che la notizia del giorno è il (quasi) probabile rinnovo di Bernardeschi, ma vi vedo belli tranquilli!
Io non so cosa avrebbe fatto Italiano sulla nostra panchina. So però quello che ha fatto Allegri. Stagione fallimentare.
Guido se hai capito cosa intendo per filosofia bene, altrimenti più chiaro di così non so come spiegartelo. La filosofia del corto muso è da perdenti, almeno oggi. È per questa filosofia che siamo stati a guardare gli altri per tutto il campionato. Perché quando segnamo lo scemo dice di rallentare. Pannolone. Corto muso. Calcio vigliacco, come lui.
Se hai capito
Dati di fatto:
Il Real ha fatto 10 goal in 6 partite, ne ha perse 3 di misura, e vinte 3 per 3-1
Certamente il PSG, il Chelsea, il City, hanno a tratti sovrastato i Blancos, hanno avuto partite e qualificazioni in pugno…. ma la citazione del Primario è perfetta:
«Avremmo voluto, avremmo dovuto, avremmo potuto. Le parole più dolorose del linguaggio».
…se soddisfa la tua autostima posso scrivere anche che Allegri non è Italiano (uno a caso). Per quello che vale, senza la controprova di Italiano che allena la Juventus. Lo abbiamo gia’ visto un impostore (cit.) all’opera.
Scritto da Logan il 5 maggio 2022 alle ore 09:48
Ho scritto, molto chiaramente, che Allegri non è Guardiola ecc. ecc. la vuoi chiamare filosofia, chiamala filosofia, se ti fa stare bene. Se con un’altra filosofia saremmo da qualche altra parte non lo so, non ho le tue doti di preveggenza, senza controprova vale tutto.
Gentile Primario, adesso, tra Blancos e Reds, per chi tiferà ?
e senza accento. Il cellulare decide a volte lui cosa scrivere e non la prima volta!! leo