Il «tiè» nel deserto

Roberto Beccantini22 novembre 2022Pubblicato in Per sport

Diario mondiale, seconda puntata. Che figura: do l’Argentina favorita e subito patatrac. Da 1-0 a 1-2 con l’Arabia Saudita (ed Esaudita, almeno nei desideri). Dieci minuti, e il rigorino di Messi sembrava già una sentenza, non solo un indizio. Col cavolo. In avvio di ripresa, la squadra di Scaloni ha rallentato e si è distratta. Pensava, forse, di avere il destino in tasca. Nel giro di cinque minuti, dal 48’ al 53’, ha così incassato i gol di Al Shehri e Al Dawsari (molto bello, questo). Richiamata dalla siesta, non è stata più capace di domare stupore e frenesia. Ha creato mischie, occasioni, ma nulla di clamorosamente letale.

Leo sbocconcellava i ricordi – che, beninteso, a noi bipedi normali sembreranno sempre fette di torta – il più vivace era Di Maria (a livello di 6, però). Non il Papu. Non de Paul. E meno che mai Paredes, vedetta che gridava vendetta. L’allenatore degli arabi è un francese, Hervé Renard (in italiano, volpe). Ha il pallino dell’organizzazione, del pressing «mediano» e dell’eclettismo tattico. Per un tempo, li ha mandati tutti al manicomio con un fuorigioco che pendeva addirittura dal cornicione della metà campo. Alla Zeman di Foggia. Avete presente Lau-Toro? Scomparso per frustrazione. Poi, ribaltato lo scarto, la Volpe è passata dalla trappola dell’off-side a un catenaccio fiero e randellante, al limite dell’area. Resistere, resistere, resistere. A Scaloni un solo appunto: la carenza di lettura. Possibile che ignorasse come gli avversari avrebbero cercato di disinnescare le sue mine?

Veniva, l’Argentina, da una striscia di 36 partite utili, fra le quali l’1-0 al Brasile che, nel 2021, le aveva garantito l’ultima Coppa America. Un flop omerico. Al debutto in Russia, quattro anni fa, aveva dovuto patteggiare con l’Islanda: 1-1. Se escludiamo gli spiccioli d’impatto, ha ruminato calcio, in perenne attesa di una mancia dal Var, di una giocata di «lui» o di chi per «lui».

Avviso agli sceriffi: vista la moda dei recuperi extra-large, sarebbe il caso che, al di là degli infortuni e delle sostituzioni, il quarto uomo, in accordo con l’arbitro, sbandierasse il recupero del recupero. Per evitare che qualche Piave mormori.

** Danimarca-Tunisia 0-0. Il primo del torneo (e il secondo pareggio, dopo Usa-Galles 1-1). Ma non un intreccio noioso. Che bello, rivedere Kjaer ed Eriksen insieme a un Mondiale e, verso la fine, passarsi addirittura la fascia di capitano. Era il 12 giugno 2021 quando – a Copenaghen, durante Danimarca-Finlandia dell’Europeo – il cuore di Christian si fermò e fu proprio Simon a soccorrerlo e proteggerlo. E dalla tragedia nacque una favola. Tornando al match odierno, bravi i portieri, Schmeichel e Dahmen. Palo di Cornelius, volate di Maehle e il solito lavoro sporco di Hojbjerg. Sull’altro fronte, tutti guerrieri in difesa (Talbi di più), poi Abdi nel cuore della sfida e gli artigli di Jebali. Può essere fiero dei suoi, Kadri. Hjulmand, non credo.

** Messico-Polonia 0-0. Il secondo consecutivo. Penso a Frossi, al suo «risultato perfetto». Avrà offerto champagne, da lassù. Lewandowski gli ha dato una mano, facendosi parare un rigore da Ochoa. Riassumendo: un vorticoso su e giù dall’inizio alla fine, tra sportellate e imboscate. Ma sotto le sgassate, niente. Qualche petardo di Lozano e, in generale, più sombreri che nuvole bianche. Poco Zielinski, e poco pure Zalewski. Meglio la ditta Glik-Kiwior in versione rottamatori. Bereszynski stremato alla meta. Szczesny in giallo al traguardo. E Milik? La fifa di Michniewicz l’ha tenuto in panca per 88’. Rimane il tormentone di Lewa: al Mondiale non gliene va bene una. Solo lì. Strano? No.

** Francia-Australia 4-1. Sprazzi di grandeur. Rabiot gol e assist, Giroud doppietta e 51 reti come Henry, Mbappé di testa. In vantaggio erano andati i canguri, con Goodwin. Decollo molle, i bleus, ma poi barra dritta e rare turbolenze. La staffetta tra Lucas Hernandez, acciaccato, e il fratello Theo ha permesso a Deschamps di sistemare la fascia sinistra. Rabiot da Madama a Madame: mezzala puntuale e incisiva. Tutti allegri. Senza dimenticare Griezmann, rifinitore ad ampio raggio, Dembélè, Mbappé, dalle sgommate incendiarie, il fiuto di Giroud, la gioventù vorace di Tchouaméni. Con Kanté, Pogba e Benzema a casa: l’important c’est la rose.

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