Diario mondiale, diciannovesima puntata. L’equilibrio, a volte, è una maschera. E il palleggio, una trappola. I vigili della Croazia – Modric, Brozovic e Kovacic, soprattutto lui – stavano incanalando il traffico, sereni, la paletta a mezz’asta e qualche fischio, circolare, circolare. Così per una trentina di minuti. D’improvviso, due contropiedi dell’Argentina. Un lancio di Fernandez per Alvarez, perso da Gvardiol e Lovren, fallo di Livakovic, rigore: il quarto in sei partite. Messi, naturalmente. Era il 34’. Cinque minuti ed ecco Alvarez, ancora, raccogliere le briciole di un corner croato e galoppare da area ad area. Doppio rimpallo e gol. Julian Alvarez, riserva di Haaland al City, una delle «correzioni» del ct Scaloni, con Fernandez e Mac Allister. Meditate.
Il resto, mancia. Leo era sempre lì, a maradoneggiare fra sodali non più tremebondi e avversari ormai vinti. Non hanno mai tirato, Perisic e compagni: se non alla fine. Mancava un centravanti, peso suddiviso e nascosto da un centrocampo di straordinario livello. Van Gaal, per risalire il destino, ricorse ai tralicci, Dalic non aveva manco questi.
Messi. Cinque reti come Mbappé. Il dribbling con il quale ha stordito Gvardiol, una delle sorprese più croccanti, per poi spalancare la porta alla doppietta di Alvarez, appartiene al repertorio dei geni. L’uscita di Modric era un avviso di resa. Quando si paragonano gli alieni, i confini sono sottili ma, almeno in questo caso, leggibili. Leo sa essere anche Modric, se serve; Luka no, può pittare geometrie, ma di Messi ce n’è uno.
Argentina finalista, dunque, in attesa di Francia-Marocco. Era rientrato Paredes, lucchetto davanti alla difesa, e verso l’epilogo, dato lo scarto, spuntava Dybala, addirittura. L’Omarino, ma sì.
Arbitrava Orsato: mi è sembrato all’altezza, tranquillo, rispettoso, rispettato.
Gentile Dylive, buon pomeriggio. Premesso che è ancora presto, e dal primo al secondo posto cambia il mondo, nei giudizi, non solo il Mondiale sul campo, il mio pronostico era motivato dal fattore che lei cita, e da altri due: 1) il buon ritiro di Leo a Parigi, al contrario di Cristiano che scelse la turbolenta Premier; 2) la cesura d’autunno che ha permesso ai grandi e ai piccoli – ma soprattutto ai grandi e, dunque, a lui – di arrivare all’ora X con i serbatoi pieni.
Infermeria già stra-piena e Polpo in campo FORSE tra un mese.
Ottimo lavoro da parte di tutto lo staff…
Buongiorno Beck, volevo chiederle che se anche lei nel vedere l’Argentina ha avuto l’impressione di rivivere il mondiale Messico ’86, dove l’Albiceleste era guidata da un marziano, un paio di buoni giocatori, diversi onesti pedatori e qualche pippa, militanti in squadre di seconda fascia o riserve in top teams.
Esattamente come oggi.
E’ già successo che la squadra più forte non vincesse il mondiale (Ungheria 54, Olanda 74-78, Italia 90), ma mi auguro che non si ripeta un altro Messico 86, così tra l’altro la finiranno tutti con l’insopportabile parallelo Maradona-Messi. E verrà zittito l’altrettanto insopportabile movimento pro-Argentina nei media (e non mi riferisco solo ad Adani).
E’ per questo che (e non avrei mai pensato un giorno di dire o scrivere una frase simile) tiferò Francia, almeno avrà vinto la più forte.
Non credo che in questo periodo Vialli sia molto impegnato con la nazionale, quindi se ha deciso da farsi da parte è perché purtroppo dev’essere messo male…
Argentina-Croazia 3-0
Una partita certamente non Alvarez di emozioni. Argentini finalmente uniti e devoti: tutti a Messi, ma senza lo schema “Pasalic la palla e accendiamo un cero a Di Maria”. La Pulce ha giganteggiato con faccia di Brozo, rendendo la Vida impossibile alla difesa croata: d’altronde, se non lo Gvardiol a vista sono cavoli Kramaric. Ma stasera tutta l’Albiceleste è sembrata un’invincibile Almada, tanto che i croati non hanno trovato i Modric di metterci sopra una Pezzella: con la palla non han fatto altro che Molina.
Ancora a proposito di cavoli, Julian ha Kovavic un rigore e poi ha timbrato due volte: una, discesa come un Rulli compressore, poi stop di Petkovic, tiro e goal; l’altra, tap-in su assist di Leo, dopo che aveva mandato al Barisic mezza difesa. Dopo queste tre Perisic, avrei Juranovic di aver visto un Orsic che Correa per il campo tra i Palacios, cantando Acuna-matata, senza riuscire tuttavia a Mandzukic gli avversari.
Morale della favola: la finale ai sudamericani come Lautaro compenso e ad Majer semper.
https://www.corriere.it/sport/calcio/22_dicembre_14/vialli-tumore-lascia-nazionale-a7874f00-7ba8-11ed-a244-0877c18473f0.shtml
Forza grande campione!
pisci,
a cuccia:
inferiore
Negli ultimi giorni noto una cazzetta fischiettante, in altri fatti affaccendata.
O che bel mestiere fare il cazzettiere. Carta da culo, più o meno, bramata da minus habens al bar.
Il buon peD asquale ha una forte componente masochista, si sa.
È nella sua natura e non possiamo fargliene una colpa.
È bello che abbia la possibilità di venire qui a sfogarsi ed a farsi martirizzare, si vede che ne gode.
Certo, sarebbe più facile leggere i suoi deliranti post se non fossero infarciti di errori grammaticali, di punteggiatura o di semplice battitura ma tant’è, io li trovo comunque molto interessanti da punto di vista antropologico e sociologico.
Come vada, complimenti al primario per aver visto una argentina sino all’ultimo atto. Io pensavo non ne sarebbe stata capace, pure dato il livello medio.di questo mondiale, più basso che in passato. Paradossale che.messi abbia dato il meglio con una squadra più scarsa rispetto a quanto gli riusci nei mondiali precedenti.