Qui si parla di libri. Il titolo l’ho rubacchiato a Umberto Eco e al suo “Costruire il nemico”. Libri di avventura, di amore, di sport, di calcio, di calci. Cronache di storie e storie di cronache. Nessun genere è pre-cluso o post-cluso. I libri sono mondi che ci rendono grandi o piccoli in base a come li navighiamo.
Chi comincia?
Gentile Sergio, buon pomeriggio. Scusi per il ritardo. Rispetto la sua opinione, ma non penso che si possa parlare di «gufismo». Se è per questo, mi sono preso del «gufo» anche quando sposavo un pronostico favorevole. E’ un pronostico. L’ho scritto prima di Roma-Juventus, prima dell’ennesimo caso Pogba e dei problemi di Chiesa con il Friburgo. Arrivare tra i primi quattro sarebbe già complicato senza handicap, figuriamoci a meno 15 e con la prospettiva che, se azzerata la penalizzazione relativa alle plusvalenze, possa arrivare un altro carico dal filone stipendi. Concetti contenuti nelle ultime righe. Grazie per lo spunto.
Letto il suo articolo su eurosport.
“Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso…”
“50 punti sul campo, banale e un po’ fazioso…”
Difficilmente vincerà l’Europa legge
Difficilmente arriverà quarta.
Non discuto le sue opinioni, ma menagramo…forse concorda con me
Della regina Atletica i 100 metri sono, a un tempo, la corona e lo scettro. Così visivi, e vistosi, così lampanti e lampeggianti, che appena li fissi, sono già passati. Respirano poco, pochissimo, ma non finiscono mai. Come tutte le gare, più di ogni altra gara. Nascono da una colpo di pistola, muoiono spesso in una rissa, sul filo del filo.
Sono arte e Marte. Claudio Colombo e Fabio Monti li hanno esplorati, sondati e raccontati in un libro che s’intitola: «I cento metri. Storie, leggende e protagonisti di 100 sprint da ricordare», Diarkos editore. Si va dal battesimo ateniese di Thomas Burke, al tramonto dell’Ottocento, al Marcell Jacobs bavarese dell’oltre Duemila. Non ci sono tutti, naturalmente, ma ci sono tutti quelli che più hanno acceso la passione degli autori. Uomini e donne, da mammine volanti a razzi tascabili: i capitoli sono «veloci», né poteva essere diversamente, con le gare scavate fino a estrarne il frastuono della carne e il fruscio dello spirito. Perché (quasi) tutto comincia da lì: da quello che provi e accendi dentro, per poi farlo esplodere fuori.
I numeri scortano, casti e inflessibili tutori, le imprese. Le analizzano sino a spogliarle, senza mai rinunciare a quello sbuffo di enfasi che non è cipria ma (fu vera) gloria. La leggenda di Usain Bolt, dall’epifania di New York agli ori di Olimpia e del Mondo, ne costituisce il passaggio più alto ed emozionante. Il pedone più «fast» del pianeta, capace di toccare picchi di 44,722 chilometri orari (Berlino 2009), una macchina che non è metafora. Armoniosa, però, e poderosa.
La «vacanze romane» di Wilma Rudolph, la voracità di Shally-Ann Fraser-Pryce, i duelli tra Valery Borzov e Pietro Mennea sono onde che agitano la trama. Anche per questo troverete preziosa l’appendice statistica che la suggella. In attesa che la storia faccia il suo corso. E la sua corsa. Figlia del vento (Carl Lewis), madre del tuono (Jim Hines), matrigna del diavolo (Ben Johnson).
L’allenatore è un mestiere che fa sempre discutere. Al di là e al di qua dei risultati. Conta più lui o contano più i giocatori? Sapete come la penso: contano più i giocatori. Ma poi c’è mister e mister, naturalmente. Non sono così somaro da non capire che Pep Guardiola è, oggi, il migliore al mondo. Anche se preferisco il casino organizzato di Jurgen Klopp.
Veniamo al sodo. Vi suggerisco, sull’argomento, un libro che passa in rassegna lo scibile umano dei tecnici. Patti chiari e amicizia lunga fin dal titolo: «Allenatori d’Italia». Dopodiché: «Storia, storie e numeri in forma di primo dizionario dei 603 tecnici della Serie A dal 1929 a oggi». E’ sul mercato dal novembre del 2022. Lo hanno firmato Gianni Marchesini e Andrea Santoni. Casa editrice, Gianni Marchesini edizioni. Spiccano fior di contributi: Alessandro Bocci, Alessandro Fiesoli, Massimo Grilli, Fabio Monti, Alberto Polverosi. Per tacere delle tre super-prefazioni: Adalberto Bortolotti, Italo Cucci, Mario Sconcerti.
Non vi anticipo in quale categoria gli autori hanno sistemato Massimiliano Allegri, se fra i «Top 11» o in piccionaia, per non privarvi della sorpresa, visto che il tema è molto caldo e si protrae dalla notte dei tempi (e dai pomeriggi dei corti musi). Le pagine sono bussole che aiutano il lettore a esplorare la selva dell’Italia pallonara attraverso le mappe di coloro che ne hanno scortato e scandito la crescita tattica, fra catenaccio e zona pressing. Si va, così, da Helenio Herrera, mago della Grande Inter, a Severino Feruglio, leggenda del calcio friulano. Passando per le eccellenze che hanno dipinto i muri della chiesa e i gregari che li hanno incorniciati.
Una panchina, una sola, e sei dentro. Perché la legge dei «grandi» non è tirannia. E’, al massimo, gerarchia.
Gentile Alessandro, buon giorno e scusi per il ritardo. Javier Cercas è uno dei miei autori preferiti. Ho letto “L’impostore”. Nel dettaglio stilistico: sono per i periodi corti, anche per evitare che, maneggiando la consecutio temporum, scivoli su qualche buccia. Scritto ciò, Cercas è come quella squadra che alterna il tiki-taka insistito al lancio lungo. Lo perdono…
Grazie.
Per il gentile Beccantini.
Ho finito di leggere “L’impostore”, di Javier Cercas, libro che mi è stato regalato a Natale. Coinvolgente e anche esilarante la storia di questo Enric Marco, il quale a partire dalla seconda metà degli anni 70, quando la Spagna conquistò la democrazia a seguito della morte di Franco, per trent’anni, per darsi un tono, si è venduto come un deportato, in gioventù, nel campo di concentramento nazista di Flossemburg, salvo poi venire sbugiardato da uno storico nel 2005. Se vogliamo può anche essere letto come un trattato sul narcisismo, la millanteria, se vogliamo anche l’assenza di scrupoli di alcuni uomini.
Solo una mia critica sulla scrittura. Mi sono imbattuto talvolta periodi eccessivamente lunghi. Lei non trova un po’ irritanti le frasi che occupano un’intera pagina? Per il resto il libro è bello e mi sento di consigliarlo.
“1923 2023 Agnelli Juventus la famiglia del secolo” Italo Cucci Salvatore Giglio Nicola Calzaretta. Prefazioni di Alessandro Del Piero e Fabio Capello. Ed. Reverdito
https://www.lastampa.it/cronaca/2022/09/07/video/la_portaerei_usa_incontra_lamerigo_vespucci_nelladriatico_lo_scambio_radio_siete_la_nave_piu_bella_del_mondo-8601005/?ref=LSHVDundefined-I0-PM12-S5-T1
“Anatomia delle Brigate rosse. Le radici ideologiche del terrorismo rivoluzionario”. Alessandro Orsini. Ed. Rubbettino.
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Interessante saggio sull’argomento. Interessante ed approfondito con elaborazione delle radici storico-culturali dei movimenti eversivi di estrema sinistra. L’ultima parte è dedicata a medesima analisi sul terrorismo nero di estrema destra.
https://www.change.org/p/giustizia-per-guido-gianni/psf/share?share=1&short_display_name=Riccardo%20&source_location=corgi