Cattivo gusto

Roberto Beccantini4 aprile 2012Pubblicato in Per sport

Il Milan ha dato tutto, il Barcellona è stato Messi; e, a essere sinceri, negli ultimi tempi lo è sempre di più, lo è sempre un po’ troppo. La squadra di Allegri era l’ultima delle sette «sorelle» rimaste in lizza. Barcellona 60, Milan 40 avevo scritto alla vigilia, sintesi di un divario concreto, anche se non schiacciante: non è più il Barça della scorsa stagione. Un po’ di paura, Ibrahimovic l’ha fatta, ma lì si è fermato: a sensazioni, a situazioni, non a occasioni.

A livello domestico, tutto fa brodo. Sul fronte europeo, viceversa, se lasci partire Pirlo e lo sostituisci con Van Bommel o Ambrosini, qualcosa perdi. Ci sono stati due rigori pro Barça, il primo netto, il secondo lontano dai nostri standard e dunque, per definizione, regalato. Invece no, c’era. Al massimo, severo. Si è lagnata perfino Barbara Berlusconi. La «Gazzetta» ha parlato di aiutino. Ibra ha solidarizzato con Mourinho («adesso capisco»).

Il solito campionario di lacrime, di allusioni, di cattivi pensieri (e cattivo gusto). Non un riferimento – ripeto: non uno – al penalty che gli arbitri, di campo e di porta, avevano sottratto a Sanchez, nella sfida d’andata. Milan, televisioni, giornali: il deserto. Era più limpido del secondo decretato al Camp Nou. Per la scuola fusignanista, nata attorno all’utopìa paranoica di Arrigo Sacchi, gli episodi non contano. Per me, invece, sì: contano. A patto di non isolarli, o di giocarci a nascondino.

In Europa, le scorte alla Grandi vanno e vengono, non sono «garantite» come in campionato, anche perché le nostre sono meno grandi di una volta. In un giorno, Nicchi ha detto no al gol fantasma di Robinho e Kuipers sì alla trattenuta di Nesta a Busquets. A chi scriverà, stavolta, Galliani? Fossi in lui, invierei un ultimatum al Milan Lab: Pato o mai più. Possibile che si «rompa» sempre, possibile che non sia colpa di nessuno?

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