Polacchini

Roberto Beccantini24 giugno 2018Pubblicato in Per sport

Se nessuno zero a zero in 32 partite è record, la media gol schizzata a 2,65 sancisce il ritorno alla normalità. E’ il Mondiale dei centravanti e non dei portieri, almeno per adesso. E’ il Mondiale che, alla vigilia dell’ultimo turno della fase a gironi, saluta la Polonia, rischia di perdere l’Argentina e, paradossalmente, potrebbe regalare già negli ottavi Brasile-Germania, ma anche Serbia o Svizzera-Germania, dal momento che i tedeschi, per non arrivare secondi nel loro gruppo, dovrebbero suicidarsi più di quanto non abbiano già tentato di fare, mentre un’eventuale sconfitta potrebbe uccidere i sogni di Neymar e Coutinho.

Non ci si annoia. Il clima aiuta, la qualità dei singoli sta uscendo, magari il livello assoluto non è eccelso, e certi scarti tipo Russia-Arabia Saudita 5-0, Belgio-Tunisia 5-2 e Inghilterra-Panama 6-1 sono tasse da pagare alla democrazia. Restano partite generalmente combattute. Tra le eccezioni, Polonia-Colombia 0-3. Che delusione, i polacchi. Dalle uscite di Szczesny (o in anticipo o in ritardo) alla modestia della difesa e del centrocampo, nonostante gli Zielinski e compagnia cantante. Morale: Lewandowski isolato e un giropalla di imbarazzante sciatteria. Eppure Nawalka era arrivato in Russia con ambizioni tali che avevano indotto in tentazione persino il presidente Boniek.

La Colombia di Pekerman aveva perso contro il Giappone (anche) per il rosso-lampo a Carlos Sanchez. Alla Polonia non ha lasciato che un quarto d’ora di popolarità. L’incornata del pivot Mina, la regia di James Rodriguez, i gol di Falcao e Cuadrado. Eccoli: James (a tutto campo, e tutti allegri o Allegri, fate voi), Falcao – nove di lotta e, sotto porta, di governo – Cuadrado, capace di fare di ogni erba una «fascia». E poi Ospina: perché sì, hanno pure il portiere, loro. Tutto ciò premesso e celebrato, resta un piccolo dettaglio: battere il Senegal.

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