L’hanno firmato Cristiano Ronaldo e Federico Bernardeschi (questa, poi). Come definirlo, il nono? Un paziente, il gentile Giovanni, ha scelto «scudettino» dopo «fuochino» e «disastrino». Carino. Scherzi a parte. Se privilegiamo il fatto che, appunto, è il nono consecutivo, straordinario mi sembra il minimo. Se pensiamo, viceversa, alla sofferenza netta, profonda, dovuta alla pandemia che l’ha aggredito e disossato, allora direi simbolico. Lo ricorderemo, sempre, per le bare e il dolore che lo spezzarono.
E a livello tecnico-sportivo? Frugale, con il fiatone: da Parma alla Sampdoria. Credo che il peso stia soprattutto nei numeri: il primo di Maurizio Sarri, il secondo di Cristiano Ronaldo, il trentaseiesimo della Juventus, una contabilità mostruosa che pareggia il bottino di tutta Milano.
Tre Antonio Conte, cinque Massimiliano Allegri, uno Sarri: la continuità al potere. Nel passaggio da Allegri a Sarri si cercava il trasloco dal calcio per gestione al calcio di visione. Non più il vincere tirchio, ma anche con un po’ di circo. Gli impresari hanno pensato, esclusivamente o quasi, ai domatori: non alle belve. Grave errore: di molti di noi, non solo di Andrea Agnelli. Non rammento un mercato così confuso, dal pensiero così debole. E’ andata bene, a Fabio Paratici «vedovo» Marotta, ma occhio a non esagerare. Uno dei migliori è stato il giocatore più offerto: Paulo Dybala.
«C’era Guevara» non ha ereditato, da Allegri, il ben di Dio che Allegri ereditò da Antonio Conte. Questo va detto. E proprio a inizio stagione la polmonite gli aveva impedito di curare i dettagli della svolta, tanto più radicale quanto tatticamente delicata. A sfogliare le formazioni di questi nove anni, l’attacco è l’unico reparto migliorato nel tempo. Ripeto: l’unico. Detto che per il sottoscritto la Juventus più forte rimane la Juventus di Berlino 2015, il centrocampo si è ridotto a un condominio di gregari e la difesa ai resti dei resti della Bbc.
Eppure si pensava che sarebbero bastati i taccuini del tecnico bukowskiano per sedurre il tifoso di Pechino, con il «giuoco», dopo una vita a ingozzare di risultati il tifoso di Nichelino. Invece no. Ci sono stati infortuni seri (Giorgio Chiellini, Merih Demiral, Sami Khedira, Douglas Costa) che, con la pancia piena della vecchia guardia, hanno contribuito a zavorrare il progetto. La Lazio, brillante fino a marzo e poi più, si è presa la Supercoppa; il Napoli, ai rigori, la Coppa Italia post lockdown: ma prima, con Carlo Ancelotti, un disastro. Piccole ferite, fastidiose cicatrici. Con il ronzio dell’Inter e il trapano dell’Atalanta ad agitare le edicole.
Per fortuna, Sarri non è un maniaco degli schemi. A Napoli incantò con il 4-3-3 ad assetto invariabile. Al Chelsea vinse l’Europa League regolando le lancette sui dribbling di Eden Hazard. Alla Juventus ha recuperato Dybala, che Allegri aveva trascinato ai 22 gol del 2018 e poi smarrito in funzione Isco (per Cristiano, questo e altro); ha lasciato carta bianca ai solisti – che, maledetti o benedetti, continuano a coltivare il vezzo di «aspettare la palla sui piedi» – ricavando due-tre partite dentro la stessa, rimonte di qua, rimonte di là , tesori e sprechi, molti tesori e molti sprechi. Non la via maestra: se mai, una via di mezzo tra Sarrismo e Allegrismo. Un compromesso storico.
E questo, sia chiaro, non si chiama incoerenza. Tutt’altro: si chiama intelligenza. Scritto che il mio podio comprende 1°) Cristiano, 2°) Dybala e 3°) Matthijs De Ligt, chiudo con la frase che lo stesso Maurizio ha srotolato, tappeto prezioso, alla vigilia di Juventus-Sampdoria: «Devo essere io ad adattarmi alle caratteristiche dei giocatori, perché non si possono ogni anno comprarne 25. Altrimenti vado alla ricerca di allenare me stesso».
Ecco. In attesa della Champions, il cannocchiale da «bar sport» che ci aiuterà a scrutare la distanza dalla luna, non è una confessione, e nemmeno una marcia-indietro. E’ il calcio.
Franzò, a quello non so se ci arrivo però è un giornalista controtendenza, misteriosamente elaborato nell’esposizione e nell’argomentazione delle sue opinioni, che riesce a tenerti incollato ed attento quando parla. Una rarità nel suo mondo, soprattutto a Telesalamella (cit.)
Incredibilmente invece quando scrive…non si capisce un cazzo.
Non riesco a spiegarmi come tutto ciò sia possibile.
Comunque è in gamba.
primario, l’unico problema potrebbero essere i rapporti con i calciatori o con la dirigenza. lei ha notizie? come sono? se sono accettabili non ci sono dubbi che deve restare.
Buongiorno gentile Beccantini.
trovo preoccupante che dal vivaio bianconero non si riescano a tirar fuori quei due-tre elementi da inserire in prima squadra.
Pensavo che l’under 23 servisse ad un trampolino di lancio in tal senso, invece così per come viene concepita non ha senso.
Credo che l’ultimo prodotto del vivaio ad aver avuto l’onore ed il successo della prima squadra è stato Marchisio.
In Inghilterra, Spagna e Francia la questione gira diversamente.
Cosa pensa sul tema?
Gentile Ezio, buon giorno e mi scusi per l’intrusione. Ci mancherebbe pure che “C’era Guevara” non restasse… Dalla polmonite al campionato Covid, ha diritto a portare avanti un lavoro appena accennato, sperabilmente con una rosa adeguata alle sue caratteristiche. Conte è rimasto tre anni, Allegri cinque. Non vedo il problema.
rabiot ha fatto vedere delle buone cose nelle ultime partite. diciamo che non è il tipo di calciatore che mi piace, nè per personalità nè per doti tecniche. ha mostrato una buona progressione palla al piede, ha strappi notevoli. comunque non sufficienti, per me, a giustificarne il faraonico ingaggio.
Non credo che dopo lo scudetto vinto sia così facile dare il benservito a Sarri. In primis per ragioni economiche, poi perchè, comunque, a prescindere dagli esiti della CHL ha vinto uno scudetto al primo anno, come i suoi predecessori, in un contesto difficile e con una concorrenza agguerrita ed attrezzata.
Lo scudetto vinto è stato importante anche se trascinato e con mille problemi legati anche alla qualità del gioco.
Comunque, ora Sarri avrà capito la differenza tra “l’Azienda” Juventus e le altre società , e cosa significa vincere nella juventus rispetto ad altri lidi.
Spero che questo non scudetto contribuisca a cambiare (in meglio) l’uomo Sarri, nella comunicazione, nel comportamento e nel prendere appieno coscienza di cio’ che rappresenta quando va in campo ed in conferenza stampa dal unto di vista dell’immagine.
Poi, ora, si puo’ sedere tranquillamente al tavolo con la dirigenza, esporre le sue idee, pianificare il mercato in ingresso ed in uscita.
Adesso, a differenza di quando arrivo’, ha le carte in mano per poter indirizzare ed improntare il suo furturo e quello della juve.
Cambiare, quindi, ora, non ha senso sotto i punti di visti, e con un’altro anno che andrà comunque a cominciare tra mille difficoltà ed incertezze, potrà dimostrare il suo valore.
Molti qui hanno criticato la mia idea sul prossimo campionato di suddividere le squadre in due gironi con play-off e play out incrociati: tutte le opinioni avulse da preconcetti sono ripettabili.
Ma bisogna tener conto della necessità di ridurre il numero delle partite, visto che il campionato ricomincia a ridosso della fine del precedente.
Meno partite, significa meno infortuni, più tempo per allenarsi, migliore preparazione delle partite di campionato e di coppa, e il giusto spazio alla Nazionale senza che intasi le attività delle società .
Da juventino, sono anche molto tifoso della nazionale, e dopo 53 anni sarebbe or che riportasse a casa il campionato europeo.
ho fatto il nome di dzeko perchè è tra quelli di cui si parla. se ne trovano uno bravo e giovane, tanto di guadagnato. comunque resta prioritario intervenire a centrocampo e sugli esterni.
momblano è tutto fuorchè un cazzaro…. e, generalmente, quando parla di Juve sa di cosa parla…..
quanto a sarri, io spero che lasci, ma credo che ci sarà anche l’anno prossimo, anche se dovessimo uscire col Lyon….
quanto alla giunta siciliana, mi risulta che il presidente sia un ex MSI e che governi proprio con la coalizione del centrodestra, salviniani e melonari inclusi
Bilbao chiunque abbia seguito la vicenda di Pep si è reso conto che la Juve lo ha puntato in maniera molto decisa, come detto da Momblano. Poi che alla fine ci sia stato un nulla di fatto è un altro discorso.