Allegri(a)

Roberto Beccantini2 ottobre 2021Pubblicato in Per sport

Di forza, come una volta. E’ la quarta vittoria consecutiva, Chelsea compreso, la prima in campionato senza gol al passivo. E dopo la Champions di mercoledì. Il Toro ha dominato un tempo, là dove, nelle scaramucce introduttive, era stata comunque Madama ad alzare polvere da sparo: Kean, due volte McKennie (il peggiore). Di Mandragora l’unica lecca, murata da Szczesny.

Singo (soprattutto) e Aina stantuffi sulle fasce, Brekalo e Lukic a palleggiare e inserirsi dietro Sanabria: se l’era giocata così, Juric. E non erano cattive idee. Anche perché Kean non ne teneva una, braccato da Bremer. e Chiesa remava nei paraggi, né punta né mezza punta, pittore in cerca di paesaggi.

Insomma: un Toro non proprio seduto, una Juventus non certo indemoniata. Alla ripresa, Allegri: fuori Kean, dentro Cuadrado, Bernardeschi falso nueve e Church libero d’attacco. La panchina, la panchina. L’ex tiranna conquistava il centro del ring e non lo mollava più. De Ligt, gladiatorio, poteva respirare. Come il vecchio Chiello. Da Rabiot e Alex Sandro (terzino di partenza, mezzala all’arrivo), la squadra cambiava marcia. Un tamponamento sospetto di Pobega su Cuadrado veniva spedito ai margini dalla trama e, ça va sans dire, dall’epilogo. Milinkovic-Savic salvava su zuccata di Alex Sandro, Ansaldi su Chiesa. La sentenza la leggeva Locatelli, ancora lui, di biliardo, dopo un tocco «ad allargare» di Chiesa e un’azione «alla mano» guardiolesca.

Ultime notizie: 1) entrava (bene) Kulusevski: palo, addirittura; 2) c’era gloria persino per Kaio Jorge; 3) il Toro, sfinito, si arrendeva. E’ stato un derby corretto, fra la passione del pubblico, quanto mancava!, le risorse e gli sgorbi degli opliti. Senza Bonucci, advisor allegriano. Senza fior di punte su entrambi i fronti. Un altro 1-0: che è poi il prefisso del «feticista dei risultati» (fonte «Suddeutsche Zeitung»).

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