Pronto soccorso

Roberto Beccantini2 ottobre 2022Pubblicato in Per sport

Il Bologna non fa tremare più nessuno, e con Sinisa era pure meglio, ma non pensavo che i «senza allenatore» ne disponessero così agevolmente. Tre a zero. «Sochmel», dicono dalle mie parti. Kostic su tocco di Vlahovic. Vlahovic, di testa, su cross di McKennie. Milik, di sassata, su palla vagante di Bonucci. Non solo. Madama ha pure cercato il poker, mangiandoselo (con Vlahovic) e sfiorandalo (con Milik, palo).

Una volta, quando la Juventus passava in vantaggio, i tifosi esultavano. Adesso si mettono le mani nei capelli. Perché sanno che, dietro l’angolo, può sempre affiorare un primo tempo come a Marassi o un secondo come a Firenze. E’ andata, questa volta. E dal momento che c’era aria di rivolta, i vuoti erano tanti e la sbronza di Monza pesava come un’onta, beh, absit iniuria verbis. Stiamo vivendo uno strano periodo storico, l’Atalanta segna come la Juventus (12 gol), ma ne becca di meno (3 a 5) e gode dei corti musi – 1-0 a Verona, 1-0 alla Roma, 1-0 alla Viola – che l’hanno spinta in testa, addirittura, sotto braccio allo straripante Napoli. Non è più la Dea che ti stecchiva per la sindrome di Stendhal, Gasp l’ha rivoltata (per forza) e resa più scaltra (per scelta).

Il verdetto dello Stadium ha permesso il sorpasso sull’Inter, ma è ancora presto per dire se abbia spazzato le nuvole che ne zavorrano il cielo. I recuperi di Rabiot e Locatelli, la panchina di Paredes, l’ennesimo centrocampo da formare – e informare – i ritorni di Szczesny e Bonucci. Nulla di trascendentale, in vista di Maccabi e Milan, ma un 4-4-2 «scemplice», una coppia d’attacco che ha segnato e lavorato, Bremer implacabile su Arnautovic e, in generale, più spirito, più gamba, più ordine. E le prime due pere in contropiede, a proposito di calcio vintage.

Certo, Dybala non c’è più e Di Maria non ancora: per questo, fantasia zero. Però la vita va avanti. Coraggio. E, chi vuole, Allegri

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