Il braccio della sorte

Roberto Beccantini19 marzo 2023Pubblicato in Per sport

Al destino frega niente della mano di Allegri. Sbava per il braccio di Rabiot. Con la Sampdoria, stop e gol. Con l’Inter, controllo a monte, idem Vlahovic (manina «congrua»?), ancora il francese (di piede) e poi Kostic, gol. In entrambi i casi, il Var ci ha pensato su (addirittura 3’, a San Siro) e, alla fine, ha dato ragione agli arbitri. I dubbi restano, anche nel sottoscritto, e sono vagoni: è l’uno più uno che scatena la canea. Ci sarà prima o poi un derby d’Italia in grazia di Dio?

Ciò premesso, e non è poco, è stata una partitaccia. Nella mia griglia, l’Inter era prima, la Juventus quarta. Dunque, risultato enorme. Non c’era Di Maria, Chiesa è entrato e uscito, Inzaghino non aveva mezza Maginot (Bastioni, Skriniar), ha ruotato tutte le punte, dalla Lu-La a Dezko e Correa, con Brozovic subito e Mkhitaryan nel finale; ha attaccato molto, ma senza la fantasia del miglior Calha. Di Szczesny ricordo due parate all’inizio, su Barella, e un bouquet di uscite british, senza proiettili che potessero sfregiarne i guanti.

Madama si è difesa a catenaccio e contropiede. Compatta, concentrata, pronta a cogliere l’attimo. Rete a parte, non le sono mancate le munizioni, se non proprio le occasioni, per il raddoppio: l’amletico Soulé, lo stesso Kostic, Chiesa prima della resa. D’Ambrosio e Paredes, entrati a emergenze in corso, sono stati espulsi per reciproci vaffa, colonna sonora dell’ordalia.

Capisco l’ira funesta dell’Inter per l’episodio-clou, ma si era appena al 23’, il tempo non mancava. Sono mancati, se mai, la precisione nei passaggi e la velocità di pensiero. Per tacere di Lau-Toro: scomparso, come il Leao milanista. Di Madama ho apprezzato, con il portiere, la ditta Bremer & Gatti, Kostic e il centrocampo: Fagioli, Locatelli e Rabiot hanno sbaragliato la concorrenza.

** Torino-Napoli 0-4. Come la visita guidata a un museo. Subito ai piedi della testa di Osimhen, un po’ di confusione (palo di Sanabria), rigore di Kvara, ancora Plus-cabeza, e addirittura Ndombélé, su tocco smarcante del georgiano (in doppia cifra: 12 gol, 10 assist). La differenza è che, nelle pinacoteche, i quadri sono fissi, muti, e si muovono i visitatori; con il Napoli di Spalletto Spalletti, si muovono i quadri; e sono i turisti a sporgersi dalle «pareti». E il Toro? Seduto, per forza.

** Lazio-Roma 1-0. Harakiri del «solito» Ibanez al 32’ (doppio giallo), gol di Zaccagni, mister dribbling, al 64’. E così Mau batte Mou, il cui pullman – questa volta, almeno – aveva un senso. Dybala, non pervenuto. Derby a senso unico: brutto, sporco e cattivo.

** Udinese-Milan 3-1. Un punto, uno solo, tra Firenze, Salernitana e sabato. Già svanito l’effetto Spurs. Nessuna notizia di Leao, poche di Tonali e Bennacer. E Ibra, a 41 anni, non è che possa convertire, sempre, l’acqua in vino. A quanto mi date che daranno la colpa a Pioli per essere passato a tre in difesa, dopo che, proprio perché vi era passato, persino Arrigo lo aveva celebrato? Ah, les italiens. L’Udinese di Sottil, quando vuole, è molto fisica, molto inglese, con le bollicine di Pereyra, Samardzic e Udogie.

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