Diavolo di un Arrigo

Roberto Beccantini4 novembre 2023Pubblicato in Per sport

Arrigo non va matto per Simo, nel quale rivede ogni tanto – e magari l’ha rivisto pure a Bergamo – qualcosa di Max (quello della manita, naturalmente). Preferisce Stefi. Perché allena il Milan? Ai maliziosi l’ardua sentenza. C’è un dettaglio, però: l’Inter ha vinto persino fra le candele ardenti del tempio della Dea: 2-1. Non si risparmiava, la squadra del Gasp. Ma non tirava mai. Di Scamacca, per esempio, rammento sponde, non lecche. Non che la capolista incantasse. Per carità. Raccolta, vigile, timida, con Acerbi su Koopmeiners: ah, il calcio totale. Improvviso, il rigore: una sciocchezza di Musso su Darmian, talmente defilato che sarebbe bastato accompagnarlo, invece di tuffarglisi ai piedi. Il tocco-dentro era stato di Calhanoglu, che poi ha trasformato il penalty. Il turco è in formissima: regista, mediano e, se serve, addirittura terzino. Dimenticavo: Pavard, infortunato, da chi era stato sostituito? Da Darmian: ah, il destino.

Più impetuosa, la ripresa. Anche se, paradossalmente, al gol di Lau-Toro (il dodicesimo: gran destro, chapeau) l’ordalia sembrava chiusa. Tra parentesi, Gasp aveva appena ritoccato l’assetto. Com’è come non è, Scamacca – alla distanza, il migliore dei suoi – ha dimezzato lo scarto. La palla gliel’aveva fornita Lookman, passato attraverso un «kamasutra» con Dimarco molto, molto hard. E allora, sotto: parate (rare, ma cruciali) di Sommer e Musso, arrembaggi di qua, contropiedi di là. Sino al rosso, per cumulo, a Toloi. Cinque trasferte, l’Inter, cinque successi. Non proprio canzonette.

** Salernitana-Napoli 0-2. Rudi gironzola tra le macerie dell’ultima. Raspadori quasi subito, Elmas, un panchinaro, quasi al termine. Ordinaria amministrazione. Il Raspa punta centrale continua a timbrare. Qualcuno lo tenga presente.

** Milan-Udinese 0-1. E’ la sorpresona del sabato. Fischi a San Siro. Povero, poverissimo Diavolo. Il primo hurrà di Cioffi lo condanna al netto degli episodi e al di là del rigorino (di Adli su Ebosele, dal dischetto Pereyra). Sgonfio e ambiguo. E un po’ di cazzimma solo agli sgoccioli, con il miracolo di Silvestri su Giroud. Sgommatine di Leao; dubbi amletici, al momento del tiro, di Reijnders e Okafor; centrocampo grigio, Jovic piatto; il doppio centravanti non ha pagato. Daranno la colpa a Stefi. L’Udinese ha mollato il possesso (27% a 73%), ma in materia di occasioni non è stata da meno. Catenaccio? Tra i titoli di coda, non durante. Milan (quinto sul campo, la scorsa stagione): un punto tra Juventus, Napoli e Udinese. E martedì, in Champions, arriva il Paris. L’ultimissima frontiera.

** Per concludere, due parole sul Bologna di venerdì: 1-0 alla Lazio di «C’era Guevara». Un tiro a testa, se non ricordo male: rete di Ferguson, traversa di Castellanos (invalidata da una spintarella di luna). Grande lezione difensiva di «Drago» Motta. Non hanno vinto i più forti: hanno vinto i più bravi.

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