Sembrava che la camomilla di Allegri avesse i minuti contati: un’occasione di Dzeko; una, più grossa, di Dumfries; bacini assortiti degli dei. Invece no, è saltata per aria l’Inter. Succede, quando sei più forte ma non lo fai pesare. Il 2-0 della Juventus affiora, guerriero, da un secondo tempo che Calhanoglu aveva introdotto impegnando Szczesny. D’improvviso, si è acceso Kostic. Fin lì, uno dei peggiori. Cornice della cornice. Periferia della periferia. Si scrolla Barella e arma il destro di Rabiot per la volata che spacca l’equilibrio bigio e grigio. Offre a Danilo, su corner, la girata del raddoppio confiscata, per mani-comio, dal Var. Costringe Onana a salvarsi di palo. Smarca Fagioli per la rete che, complice Gosens, blinda il risultato. Tutto d’un fiato. Tutto in 45’. Tutto di corsa.
Calcio, mistero senza fine buffo. Allegri, «palla al piede» della Juventus, soffre e butta giù dalla torre Inzaghi, lo stratega che, in Europa, aveva eliminato il Barça. Lau-Toro avrebbe potuto pareggiare, ma Szczesny l’ha murato. Dopodiché, cambi di qua e cambi di là (due soli, Madama) e un destino che la garra di Bremer, al rientro, Danilo e Rabiot, i migliori, ha coccolato sino a farselo amico. Ha saputo soffrire, la Juventus, pallida e generica, ma tosta: comunque. E poi, passata la tempesta, fatale e letale.
Non avrei tolto Dimarco, che in avvio aveva spremuto Cuadrado. Avrei inserito Chiesa, sì, ma non al posto di Milik, l’unico traliccio che proteggeva i campanili della difesa (a proposito: 7 reti, la più munita). Non aveva mai battuto una Grande, Allegri. Continua a non batterle, Inzaghino.
Miretti trequartista o giù di lì era ingabbiato. Non Fagioli, più mobile e, al secondo gol consecutivo, più ficcante. Piano piano, Barella è calato e Rabiot cresciuto, di Kostic ho scritto, di Dumfries lo faccio adesso: male, alla distanza. Dallo Stadium esce un verdetto che «elimina» l’Inter, scivolata a 11 punti dal Napoli e scavalcata dai rivali. Per Allegri, è la quarta vittoria di fila. Ha trasformato la camomilla in adrenalina. Calcio naif, il suo: non cancellerà mai Haifa ma aiuta a sbarcare il lunario. Finalmente i giovani: per forza. Sempre Kostic: per scelta. In attesa di Chiesa e Di Maria, oggi spiccioli domani chissà .
Due parole, per concludere, sul derby della capitale. Roma zero Lazio uno. Coreografia da 9, livello da 5 (scarso). L’ha risolto un harakiri di Ibanez, non nuovo a questo genere di regali, scartato da Pedro e trasformato da Felipe Anderson (al quale, nella ripresa, Rui Patricio avrebbe negato il raddoppio). In generale: una traversa di Zaniolo, tra i meno peggio, una tonnellata di mischie, Abraham non pervenuto e la classica sfida da eccesso di zero domata da un episodio. Mancavano Dybala, Wijnaldum, Immobile e Milinkovic-Savic: fantasia e munizioni. Si è visto. Mourinho ha subìto gli eventi, al di là dei cambi. Sarri, lui, ha lavorato di corto muso. Più attento che creativo. A occhio, una Lazio «normale»: non sua. Non ho colto, però, segni di tristezza nella tuta.
Bene Doveri allo Stadium, bene Orsato all’Olimpico.
C’è chi gioisce per la prestazione di Rabiot e chi si incazza. Personalmente mi incazzo. Si sveglia adesso da un INACCETTABILE letargo di tre anni.
E questa Juve è come lui, non sai mai cosa aspettarti, non ha una identità , non ha costanza, soprattutto non spaventa più perché pure il Monza scende in campo contro di noi sapendo che, se fa il suo, ci può bastonare. E mi incazzo di nuovo.
Per fortuna ieri abbiamo battuto l’Inter e perciò un po’ il mio umore si risolleva. Un bel po’.
Ma la stagione rimane col segno meno davanti (cit.).
Finalmente i progressi che si erano visti mercoledì non sono durati quanto un gatto sull’aurelia, complice anche un’Inter sprecona nel primo tempo.
Questo è un risultato che può e deve dar fiducia ai giocatori: non sono scarsi come vengono descritti, tutt’altro. Non si capisce bene cosa ci faccia Miretti seconda punta(tra l’altro la porta la vede poco), tuttavia in questo momento meglio in campo che fuori.
L’inter, che pareva avere in mano la partita, al goal si è sciolta come un ghiacciolo a luglio.
L’annullamento del goal di Danilo a parti invertite avrebbe soppiantato il caso juliano Ronaldo almeno per i prossimi venti anni
Inzaghi stratega Beck e un ossimoro. Io lo chiamerei più fin che la barca va. Deve ancora accendere un cero all’arbitro di San Siro col.barca. se no starebbe peggio del ricotta, che è tutto dire. Un disastro. Il cambio di di marco, appunto, solo poco meno peggio della sostituzione di milik, che è roba da stracciare il patentino di sedicente allenatore per evidente mangiando protagonismo da gabbione.
Più che altro è la regola.
Non l’ho potuta vedere, ho letto i vs commenti prima ancora di vedere le immagini. Alla fine stantuffare l’indacina è sempre cosa buona e giusta.
Demente, fatti dare il prozac dalla badante e vai a cuccia.
Gentile Beccantini…ero a vedere l’ennesimo danno, post Salernitana.
In questo caso, le immagine c’erano tutte, dettagliate, stesso lato….roba da CSI, forse meglio dire da Varisti segreti.
Buonanotte.
Gentile DinoZoff, mi scusi: dov’era?
Il braccio destro di Danilo si trovava in in quella posizione a causa di una trattenuta del difensore olandese dell’Inter. Doveri, quindi convalidando il gol ha effettuato una propria valutazione. Per gli arbitri al Var, però, lo stesso movimento di contrasto dell’avversario, che è in pressione ‘fisica’ sul bianconero, non è reputato un’attenuante, per poter annullare ingiustamente un gol. Regolamento applicato alla lettera con una applicazione molto personale. Come sempre, contro l’Inter.
C’è comunque dell’altro, la infelice designazione del Sig. Doveri, già reo di essersi macchiato di un errore clamoroso verificatosi nella partita di Supercoppa a San Siro del 12 gennaio u.s., a danno della Juventus.
Al minuto 93 Inter e Juventus si trovavano sull’1-1 e all concretizzarsi dei tempi supplementari, in area di rigore dell’Inter Bastoni rifila una manata, seppur involontaria, a Mc Kennie provocando comunque un danno punibile con il penalty.
Doveri fece continuare il gioco, il Var rimase silente.
Errore grave dell’arbitro romano.
Gentile Fabrizio, suvvia. Non faccia l’Allegri… Lui aveva convalidato il gol. Non aveva colto nulla di manesco.