PlusValencia

Roberto Beccantini25 November 2022

Diario mondiale, quinta puntata. Ciao Qatar, eliminato numero uno.

** Galles-Iran 0-2. Giustizia, e non veleno, nella coda. Il rosso, corretto dal Var, al portiere Hennessey all’86’; i gol di Cheshmi al 98’ e Rezaeian al 101’, dopo i pali di Azmoun e Gholizadeh. Un «Irandiddio», in rapporto alla squadra spazzata via dagli inglesi. Complimenti a Queiroz. E i dragoni? Il fumo di Bale e Ramsey ne condiziona la rotta. Sempre o quasi a rimorchio di avversari più organizzati, non solo più assatanati.

** Qatar-Senegal 1-3. Primo hurrà dell’Africa. Provvedono le punte, Dia (con la stampella di un disastroso Khoukhi) e, in avvio di ripresa, Diedhiou. Finalmente un po’ di Qatar: due «signore» parate di un redivivo Mendy e la zuccata di Muntari, nomen omen, capace di alzarsi sopra Koulibaly. I senzaMané capiscono che non è più il caso di scherzare: azione aggirante e stoccata di Bamba Dieng.

** Olanda-Ecuador 1-1. Il bel gol di Gakpo sembrava l’invito a un matrimonio. Invece no, in chiesa non c’erano solo i parenti degli sposi: c’era anche l’Ecuador, squadra ormonica, mai doma, in grado di stuzzicare – con le zanne voraci di Valencia – il pressing quasi garbato dei batavi, le gote del pallido De Jong, le ante di Van Dijk. Il pareggio di Estupinan, al crepuscolo del primo tempo, è stato annullato per il fuorigioco di Porozo, deambulante nei paraggi di Noppert, pivot di 2,03. Nel Novecento, offside automatico. Nel Duemila, a volte no a volte sì. Van Gaal, che difende a tre (mi raccomando: resti fra noi), ha imparato a badare al sodo. E qualche mozzo ne approfitta. Ma, mi dicono, la notte dorme lo stesso. Alfaro, in compenso, è un artigiano argentino che ha trasmesso la sua fame, il suo calcio di branco, tutti lupi finché l’utopia regge.
Leggi tutto l’articolo…

‘Sti rigorini… E poi samba

Roberto Beccantini24 November 2022

Diario mondiale, quarta puntata. In un calcio normale, mai nella vita avrebbero concesso a Cristiano quel rigorino lì (uno sceriffo americano, poi). E nemmeno avrebbero sfilato, sempre a Cierre, una perla figlia di uno sfregamento troppo casto per eccitare la buon costume. Portogallo-Ghana 3-2 è stata metà processione e metà eruzione. Primo tempo, sbadigli e rosari. Secondo, artigli e arrembaggi. Dalla rete del marziano – a segno, mi dicono, in cinque fasi del Mondiale – al pareggio di A. Ayew, su doppia fotta di Cançelo e Danilo Pereira; dai contropiede di Joao Felix (uno dei peggiori) e Leao appena entrato sino alla zuccata di Bukari, appena entrato pure lui, e al quasi harakiri di Diogo Costa, roba che mi ha ricordato il ratto di Peirò al povero Lawrence in un Inter-Liverpool (3-0) d’antan. Non ho capito, sull’1-1, le sostituzioni di A. Ayew e Kudus. Il ct Addo avrà avuto le sue buone ragioni: lo spero per lui.

** Svizzera-Camerun 1-0. Un gol di Embolo ha spaccato equilibri quasi ieratici. Meglio Ekambi, Choupo-Moting e Anguissa in avvio, ma alla distanza gli «arrotini» di Yakin hanno preso campo e sfiorato più il raddoppio, bravo Onana, di quanto i rivali il pari.

** Uruguay-Corea del Sud 0-0. Il quarto del torneo, dopo Danimarca-Tunisia, Messico-Polonia e Marocco-Croazia. Un palo vecchio (Godin) e uno giovane (Valverde) dentro un «magazzino» di ordinato disordine. Più Kim (tutti, compreso il napoletano) che Son tra i coreani. La Celeste ha pagato le rughe di Suarez, le smanie di Darwin Nunez e le cicatrici di Cavani. In mezzo, piccoli sorsi di Bentancur e Valverde. Del quale, legno a parte, si celebra un gran recupero sulla tre-quarti: in scivolata, con piede a uncino e garra al vento. Immagino gli occhi lucidi di Obdulio Varela, il capitano del Maracanazo.
Leggi tutto l’articolo…

Sol corrente

Roberto Beccantini23 November 2022

Diario mondiale, terza puntata. Dopo l’Argentina, la Germania (con la bocca tappata per protesta contro la fifa della Fifa): da 1-0 a 1-2. La storia, cari Pazienti, la storia. I giapponesi non sono forse quelli che, sordi agli ordini imperiali, continuarono a combattere la guerra, asserragliati nelle selve oscure delle loro isole, una guerra strapersa e strafinita? Ecco qua: sotto di un gol (rigore di Gundogan), in balia del palleggio di Musiala e di una superiorità mortificante, salvati dai tuffi di Gonda, graziati da tiratori stranamente generosi, hanno continuato a lottare, a giocare. Il loro comandante, Moriyasu, ha chiamato rinforzi e li ha azzeccati, Flick no. Togliere il migliore in campo, a meno che non sia lui a chiederlo o lo scarto a reggerne il peso, non è mai una grande idea: e Musiala lo era stato.

Fin qui, la storia. Da qui, la storia rovesciata. I luterani che, d’improvviso, fanno mercato di occasioni, cedono alle tentazioni della partita in pugno, lasciano praterie dietro a Kimmich e Gundogan, costringono Rudiger a rattoppi volanti e stremanti. Sino ai gol di Doan, su azione, e di Asano, su lancio lungo: che controllo in corsa, e che botta. Con la complicità, forse, dell’eroico Neuer. Non ci avevano abituato così.

La sentenza Bosman del 15 dicembre 1995 ha aperto l’Europa e poi il mondo a tutti, in una sorta di Erasmus calcistico che permette ai giapponesi, per esempio, di «studiare» in Germania. Che poi i procuratori, entrati pesciolini, ne siano usciti squali, è un’altra storia. Rimane il messaggio. Fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza. Basta applicarsi. E in un torneo corto come questo – nella fase a gironi, in particolare – molto può succedere. E’ successo. Con Messi, con Thomas Muller. «Avete tentato, avete fallito. Non importa.
Leggi tutto l’articolo…