Una svoltina?

Roberto Beccantini27 August 2022

Non sembrava di Allegri (dell’ultimo, almeno), la Juventus del primo tempo. Subito a segno con Vlahovic – su punizione, chapeau – aggressiva, coraggiosa, con Miretti mezzala, Locatelli in regia e Danilo centrale. Poco rugby, gran ritmo: e la Roma di Mou accerchiata, borseggiata in uscita, prigioniera. Smoccolante e isolato, era Abraham; non il serbo di Agnelli. Il raddoppio di Locatelli, splendido per azione e mira, era strameritato ma viziato da un braccino pendulo di Vlahovic che non sfuggiva al Var.

Prendete la Madama di Marassi e rovesciatela. Roba da Premier. Punto e a capo. La ripresa. Siamo in Italia e, dunque, non poteva non calare, la Juventus; e non poteva non crescere, la Roma. Ci metteva del suo José, con i cambi: Zalewski e, soprattutto, El Shaarawy. Non ho dimenticato Dybala. Tornava, applaudito, un po’ menato e un tuffo al cuore, sempre, per quello che è stato e per quello che non è andato. Immagino che proprio sereno non fosse, ha girato al largo, ma da una sua sforbiciata, su corner, è nato il pari di Abraham, una sgrullatina in uno spicchio di sentinelle dormienti. I corner. Sono stati l’arma della Lupa. L’unica. E su un altro, poco dopo, ci stava per scappare la frittatona, evitata in extremis da Milik, buttato dentro perché non si sa mai.

Sui duellanti gravavano infortuni eccellenti. Stringendo: di qua, è mancata la fantasia di Di Maria; di là, la cilindrata di Zaniolo. Bella per metà, l’ordalia si è consegnata a scaramucce di posizione, la Juventus cercava il bis con cautela, la Roma la rimonta con paura. Vlahovic? Abbandonato, adesso sì. Da Kostic mi sarei aspettato cross più affilati, da Pellegrini rammendi meno vaghi.

Più Juventus che Roma, nessun episodio su questo. E un messaggio: giocare in un certo modo si può. Sembravano fratelli, Max e Mou.

Il tipico atipico

Roberto Beccantini26 August 2022

I cambi. Ancora loro. Della Lazio, però; non dell’Inter. E così, 3-1 come un anno fa. Luis Alberto è il tipico atipico che eccita il loggione e irrita gli allenatori. Con il Bologna, a Torino e pure stavolta Sarri l’aveva escluso. A un certo punto, dentro. Con il Bologna, sullo 0-1: di riffa o di raffa, 2-1. Stavolta, sull’uno pari. Lui e Pedro. Grande esterno destro dal limite, su tocco di Pedro. Un tuono. E poi l’ex Barça, sempre di destro. Un lampo.

Ha vinto la tecnica, ha perso la forza. Di Inzaghi mi ha sorpreso la mossa Gagliardini: al posto di Calhanoglu, su Milinkovic-Savic. Un segnale non proprio di coraggio. Morale: Sergej migliore in campo al di là del lancio, superbo, per la sgrullatina di Felipe Anderson, tra due statuine del presepe, Bastoni e Dimarco. I vice campioni avevano cominciato arrembando, come a Lecce, ma poi, sempre come a Lecce, hanno rallentato, o vi sono stati costretti, anche perché di fronte non avevano una neo-promossa.

Cercava, Sarri, gol alternativi al fattore I: li ha avuti. C’erano tre centravanti, in campo: due di ruolo (Immobile, un guerriero; Lukaku, un palo) e uno di vocazione: Lau-Toro, autore del pareggio, in mischia. Il calcio è strano: in avvio di ripresa, Handanovic salva su Ciro ed ecco l’aggancio; Provedel si scapicolla su Dumfries ed ecco il sorpasso. Il primo tempo è stato «italiano»: volevano vincere senza perdere. Il secondo è stato «inglese»: volevano imporsi senza se e senza ma.

Tutt’altro che impeccabile, la fase difensiva dell’Inter, da De Vrij per finire a Skriniar. E, in mezzo, Brozovic ha patito il palleggio di Cataldi e c. «C’era Guevara» chiuse la scorsa stagione con un grosso cruccio: la Maginot. Coppia nuova di zecca (Romagnoli-Patric) e lezioni mirate: siamo appena alla terza, ma si comincia a intravvedere qualcosa che assomiglia a uno scudo.

Parigi val bene una mossa

Roberto Beccantini25 August 2022

Sorteggio di Champions. Com’è andata? Il girone più tosto l’ha beccato l’Inter, fra Bayern e Barcellona, anche se la squadra di Xavi, nonostante Lewandowski, resta un cantiere. Meglio il Milan, con il Chelsea davanti ma Salisburgo e Dinamo Zagabria oggettivamente dietro. Il Liverpool è sempre il Liverpool, e dunque, anche se in Premier arranca, lo piazzo davanti al Napoli. Gli ottavi passeranno attraverso le sfide, potabili, con Ajax, l’eterna mina sapiente, e i Rangers (occhio ai semi di Gerrard).

La Juventus ha pescato Messi, Mbappé e Neymar. Più Verratti e Donnarumma. Il Paris Saint-Qatar. Milioni e champagne. Lo allena Galtier, non più Pochettino. In Francia procede di goleada, l’Europa rimane la grande ossessione. Urge che Allegri recuperi un po’ di gioco e di giocatori. Leggo di Paredes, di Milik. Problema numero uno, il centrocampo. Gli infortuni di Pogba, Di Maria e Chiesa non sono pagliuzze: in Champions, soprattutto. Se il Maccabi Haifa è il vaso di coccio, il Benfica, già fatale a Conte, sarà l’avversario al quale contendere il ticket.

Questo, per concludere, il mio borsino:

Gruppo A: Liverpool 80%, Napoli 50%, Ajax 40%, Rangers 30%.

Gruppo B: Atletico Madrid 70%, Bayer Leverkusen 60%, Porto, 50%, Bruges 20%.

Gruppo C: Bayern 80%, Inter 55%, Barcellona 55%, Viktoria Plzen 10%.

Gruppo D: Tottenham 80%, Eintracht Francoforte 50%, Sporting Lisbona 40%, Marsiglia 30%.

Gruppo E: Chelsea 80%, Milan 60%, Salisburgo 40%, Dinamo Zagabria 20%.

Gruppo F: Real Madrid 90%, Lipsia 70%, Celtic 30%, Shakhtar Dontesk 10%.


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