Buon anno
Il Natale gli è «scemplice»
Gentili Pazienti, buon Natale a tutti voi e a tutti i vostri cari. E’ l’undicesimo che festeggiamo in Clinica. Come sapete, questa è una piccola realtà sanitaria che ha rifiutato la pubblicità dell’assistenzialismo statale. Vive di insulti, di donazioni e dannazioni, di politically «scorrect», ma anche di citazioni e di analisi che spesso innalzano il livello delle terapie.
La Clinica intitolata a Cristiano Poster, mai dimenticarlo. Un nosocomio in cui si alternano specchiati virologi e valorosi esperti. Grazie, a maggior ragione, per aver preferito questo atollo. Molti se ne sono andati, chi per eccesso di moccolo e chi per difetto, ma continuano a seguirci, a effettuare visite e consulti a sorpresa, perché sanno che questo non è un blog, ma un riferimento, una stampella, una camicia (di forza e con forza) che la pandemia insidia ma non vincerà mai.
Per questo, ancora grazie e ancora auguri. Mi sia permesso di mettere in cima alla lista il gentile De Pasquale e il gentile 3, seguaci della prima della classe. E poi tutto lo zoccolo duro e puro, in ordine sparso e gioioso. Con il rischio, come ha scritto Alessandro Bergonzoni in «Aprimi cielo», che, «nel curare qualcuno, si diventi qualcuno da curare». Ma che Primario sarei, se non lo corressi.
Buon Natale.
I terzini
La scorsa stagione, al giro di boa, la situazione era: Milan 43, Inter 41, Juventus 39, Roma 37, Atalanta 36, Lazio e Napoli 34. Oggi è: Inter 46, Milan 42; Napoli 39; Atalanta 38; Juventus 34; Roma e Fiorentina 32, Lazio 31. Non è stato facile, per i campioni, domare il Toro. Un bel Toro. Ha perso per aver cercato di vincere: in contropiede. Settimo successo di fila, Inzaghi, miglior attacco e seconda difesa: numeri, non parole.
Per Dumfries, terzo gol. Quando Hakimi scelse Parigi, parlammo di grave perdita. Il ruolo di terzino destro è in continua evoluzione. Nel Novecento era Burgnich, era Anquilletti: uomo su uomo. Con Gentile metà stopper metà crossatore. Il fluidificante era a sinistra: Facchetti, Cabrini, Maldini. I terzini moderni tendono spesso al centro, penso a Cançelo nel City di Guardiola; nella Juventus di Allegri, Cuadrado funge da regista occulto, addirittura. Per tacere dei «quinti» (?) dell’Atalanta, Hateboer e Gosens. Soprattutto il secondo, 11 reti nell’ultimo campionato.
Gagliarda, la reazione del Milan. Per un’ora, fino alla traversa di Bajrami, Empoli spumeggiante e degno del pari. Poi, a proposito di terzini, punizione di Florenzi e bisturi di Theo. Un 4-2 orientato dalla doppietta di Kessié, trequartista d’emergenza. Preziose le bombole di Saelemaekers, cruciali gli errori di Vicario e le qualità del Diavolo. Andreazzoli ha scelto il gioco come bussola. Chapeau.
E il Napoli? Veniva dal successo di San Siro. Le assenze, certo. E un po’ di iella. Ma l’avversario non era il Real di Di Stefano. Terza sconfitta consecutiva al Maradona. E con lo Spezia, dopo Gattuso (1-2) ecco Spalletti (0-1). Ha risolto un’autorete di Juan Jesus. E’ mancata la fantasia di Zielinski, zoppo. Ha regalato un tempo, il Napoli. E poi tanta foga. Il catenaccio di Thiago Motta mi ha ricordato una frase di Picasso: «A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino».