Gran «Riserva»

Roberto Beccantini30 dicembre 2017

Questa volta Allegri non l’avevo proprio capito. Perché togliere un centrocampista dopo il primo tempo? Non che la Juventus avesse incantato, ma il gol di Matuidi e un paio di parate di Nicolas su Higuain tuttocampista in versione Argentina avevano giustificato uno scarto ben oltre l’1-0.

Per sorreggere Lichtsteiner, in difficoltà su Verde anche per l’assenza di «un» Cuadrado e gli sbadigli di un Dybala minimalista, ha licenziato un mediano Bentancur, sgonfio come Mandzukic, e inserito un’ala (Bernardeschi). Il Verona di Pecchia, fin lì docile ostaggio, non si è dato per vinto e, con uno splendido fulmine di Caceres, uno degli ex, ha incenerito Szczesny. L’azione l’aveva avviata uno dei tanti errori che Madama stava commettendo per delirio di onnipotenza. Proprio Matuidi, che pure era stato tra i più generosi.

Ecco. Molti di voi saranno riandati al finale di Carpi-Juventus, nel campionato della Rimonta. O al liscio di Benatia che, sabato scorso, aveva costretto il polacco a un mezzo miracolo su Schick.

Sono momenti. Per carità, nessuno è perfetto: nemmeno il vostro pigafetta; e persino Dybala. Riserva con Inter e Roma, titolare con il Genoa di coppa e al Bentegodi. Per svariare, svariava. E per passare, passava: tanto da sembrare il Passator cortese di pascoliana memoria. I rivali lo aspettavano al varco. E lui, mani e dribbling in alto, si consegnava.

Fino a quando, su servizio feroce di Lichtsteiner e in capo a uno slalom vecchia maniera, tra «paletti» storditi, non ne ha infilati un paio. Entrambi di destro. Gioco, partita, incontro. E così il trasloco dal 4-3-3 al 4-2-3-1 verrà celebrato come la grande scossa.

Napoli 48, Juventus 47. Sarà duello, come scritto in tempi non sospetti. Almeno questo. Buon anno!

Solita e solida

Roberto Beccantini24 dicembre 2017

Un Natale a corto di fantasia riconsegna al campionato la solita e solida Juventus, ammesso che per certificarlo ci fosse bisogno di scomodare il Babbo più amato. Era nell’aria. Già nello 0-0 con l’Inter c’erano state avvisaglie concrete. La Roma, per la cronaca, non è piaciuta a Nainggolan, un guerriero che avrebbe voluto accerchiare la Juventus dall’inizio, e non solo dopo un’ora e, soprattutto, dopo un paio di lisci che fanno notizia ma, fin lì, non avevano fatto partita.

Gol di Benatia, due grandi parate di Szczesny, errore grave di Schick (su liscio di Benatia): tutti ex, – chi della Roma, chi per pochi giorni della Juventus – tutti a loro modo decisivi. Perché sì, gli episodi rischiano di annacquare le geometrie di Pjanic e l’aggressività dell’impatto. Errore per errore, quelli di Higuain hanno negato il raddoppio. E comunque, sempre meglio il Pipita tuttocampista di uno Dzeko minimalista.

Viviamo un calcio strano, da Zidane che piazza Kovacic su Messi ad Allegri che per la terza volta consecutiva, in campionato, esclude Dybala. Il Real ha perso, la Juventus ha vinto. Il Barça non è la Roma: che discorsi. Mi divertiva la «consecutio» dei paragoni, delle mosse.

Barzagli terzino destro sta ad Allegri, ormai, come il lancio del riso agli sposi. Intanto, otto partite senza gol al passivo (coppe incluse). E la conferma che il centrocampo a tre sembra proprio la chiave di volta, tipo il 4-2-3-1 che, dopo Firenze, portò dritto al sesto scudetto. Capisco la cotta per Mandzukic, capisco meno il caso Dybala, anche se in dodici non si può giocare. Felicissimo di non essere nei panni del mister. Che tira dritto, è sempre a un punto dal Napoli e, stuzzicato da Capello su Dybala, risponde con Del Piero. A proposito di gestioni travagliate. «Chi controlla il passato, controlla il futuro», scriveva Orwell. Non solo quello, per la verità, ma siamo a Natale, basta così. Auguri a todos.

Una «bella» passeggiata

Roberto Beccantini17 dicembre 2017

Bella, e non solo pratica, la Juventus di Bologna. Ha dominato con il gioco, oltre che con il fisico. Certo, Mirante le ha dato una mano e a Donadoni mancavano Palacio e Di Francesco. Ma non c’è stata partita. Nemmeno all’inizio, quando la palla girava male. Non appena Pulgar ha mollato Pjanic, Pjanic – che già, complice il portiere, aveva spaccato i fragili equilibri su punizione – è salito in cattedra. Suo il lancio dal quale Mandzukic ha estratto il raddoppio. Sue tante altre cose.

Era una trappola, è stata una passeggiata. Diamo ad Allegri quello che è di Allegri. Il Bologna aveva spremuto il Napoli (prima di crollare), bloccato l’Inter, sgonfiato la Sampdoria. Con Madama non l’ha mai vista. Non so se la carica, come sotto le tende di Sarri, sia venuta dal k.o. dell’Inter (e dal tribolato successo della Roma). Non lo so e non mi interessa.

Resta il campo. Per una volta, più gioco che occasioni. E la difesa vergine da sei gare, Champions inclusa. Sostituito Destro, disarmato Verdi, dovunque andasse. Al netto dell’avversario, mi è parsa la Juventus di Bergamo, senza però un’Atalanta capace di rimontarla da 0-2 a 2-2.

Nessun baccanale, per carità. Semplici note di cronaca. Prendete il mercato: discusso a lungo e finalmente protagonista con ben quattro titolari. Szczesny, De Sciglio, Matuidi (gran sinistro, il 3-0), Douglas Costa. Tutti protagonisti tranne il polacco (e non certo per colpa sua: una parata su Donsah e stop).

Higuain, lui, ha lavorato a tutto campo, come se avesse capito, in chiave Argentina, che per giocare in Nazionale con Messi lo possono aiutare più i doveri del falso nueve che non i diritti del centravanti classico. E dalla sgabello di Bonucci alla panchina di Dybala, abbonato agli spiccioli, ognuno di voi può immaginare l’epilogo che più gli garba. Tanto, lo conosce solo Allegri.