Ah, los italianos

Roberto Beccantini19 giugno 2013

Scaricati. Non avevo dubbi. Los italianos sono fatti così. Sia chiaro: con bufale tipo «la miglior Under degli ultimi 40 anni», la stampa ha fornito l’ennesimo pretesto per l’ennesimo eccesso. Nessun dubbio che la Spagna sia, oggi come ieri, di un altro pianeta: l’ha ribadito anche a Gerusalemme. Ma che Verratti e c. siano diventati un branco di schiappe, questo no. Marco Verratti, che della nostra Under è un po’ il simbolo, mi ha francamente deluso: e non solo nella finale. Ciò premesso, lo prenderei comunque. Meglio ancora: l’avrei preso quando giocava a Pescara e costava la metà. A cosa servono, se no, gli osservatori? Resta, per me, il regista più vicino a Pirlo. E ha 20 anni.

Ah, los italianos. Trent’anni fa, la Juventus perse la finale di Coppa dei Campioni ad Atene. Non furono pochi coloro che invitarono Agnelli e Boniperti a bruciarli tutti, Boniek e Platini compresi. Per fortuna, avevano esaurito i fiammiferi.

Calma, per Brio! La Nazionale di Prandelli è vice campione d’Europa, idem gli under 17 di Zoratto e gli under 21 di Mangia. Qualcosa si muove: e pure qualcuno, finalmente. Verratti gioca nel Paris Saint-Germain, Donati, il terzino destro, è stato chiesto dal Bayer Leverkusen. Con i giovani non si può non rischiare. Anzi: si deve. Senza esagerare, per carità, ma anche senza lesinare.

Ho letto rilievi legittimi e condivisibili: l’eccesso di tattica e la carenza di fondamentali nei vivai, il giro di investimenti che non sfiora nemmeno lontanamente il fabbisogno nazionale, il disegno (bocciato) di un campionato riserve che faccia da cuscinetto tra Primavera e prima squadra. Questi siamo. Sarà che la storia la scrivono i vincitori (non sempre), ma non capisco tutto ‘sto catastrofismo. Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio ripeto che Verratti come vice Pirlo lo prenderei subito.

Il codice Pirlo

Roberto Beccantini17 giugno 2013

Non è il caso di brindare a champagne, ma l’Italia ha giocato e vinto di squadra. La Confederations Cup è un piccolo Mondiale che serve per mungere e distribuire quattrini: non ne avverti la curiosità fino a quando non scocca l’ora. Il Messico, poi, ci aveva sempre creato problemi, dall’1-1 del Mondiale 1994 all’1-1 del Mondiale 2002. Questa volta lo abbiamo controllato e/o dominato al di là dello scarto.

Prima degli Europei, Prandelli passò al 3-5-2. Dopo Praga e Haiti, ha scelto il 4-3-2-1. La vittoria di Rio mi ha ricordato il brillante pareggio con la Spagna. In compenso, ho trovato spaesato e fuori ruolo Marchisio (poca benzina? distrazioni mercantili?): lui, più di Giaccherini che, riserva di qua e con-titolare di là, sa riempire ormai ogni casella, terzino, punta esterna, mezzala, tornante.

La topica di Barzagli appartiene alle capriole del fato, visto il rendimento delle stagioni juventine. Solo la storia ci dirà se si tratta di un episodio, come penso, o, data l’età: 32 anni, di qualcosa di diverso. Ho molto apprezzato gli applausi ad Andrea Pirlo e Mario Balotelli. Cento partite con gol al Maracanà, Pirlo: mi auguro che Verratti, l’erede designato, sbocci in fretta. Ai Mondiali, il signor Righello ne avrà 35. Balotelli, da parte sua, fa reparto da solo. Se giochi con un centrocampo così tecnico, il centravanti diventa fionda o sasso a seconda del modo in cui si sviluppa l’azione.

Balotelli, per adesso, è tutto o niente. Deve crescere. Deve diventare più continuo. Nel gol, c’è l’arroganza di un fisico che impaurisce al punto da rendere imbranati persino gli avversari più scafati. Buttare via la maglia non ha senso. Butti via, piuttosto, certe asprezze del carattere, non tutte giustificabili. L’ovazione del tempio cancella ogni tipo di alibi. A Mario, a noi, a tutti.

Griglia canta

Roberto Beccantini12 giugno 2013

Prima di passare alla nuova stagione, lasciatemi liquidare la vecchia. Ecco qua il confronto tra le mie proiezioni d’agosto e l’ordine d’arrivo. E’ uno studio che porto avanti da anni sul «Guerin Sportivo». I pronostici sono orme in lotta rusticana con gli episodi. La competenza batte dove il tri-dente duole (a volte sì, a volte no). I miei sono stilati dopo il mercato estivo e prima della sessione invernale. Naturalmente, non tengono conto dei cambi di allenatore, positivi in alcuni casi, negativi o trascurabili in altri.

Ecco qua il confronto (in maiuscolo i piazzamenti azzeccati).

La mia classifica: 1) JUVENTUS, 2) NAPOLI, 3) Inter, 4) Roma, 5) Milan, 6) Lazio, 7) Udinese, 8) Fiorentina, 9) Sampdoria, 10) PARMA, 11) Genoa, 12) Catania, 13) Chievo, 14) Palermo, 15) ATALANTA, 16) Bologna, 17) Torino, 18) Cagliari, 19) SIENA, 20) PESCARA.

La classifica finale: 1) JUVENTUS, 2) NAPOLI, 3) Milan, 4), Fiorentina, 5) Udinese, 6) Roma, 7) Lazio, 8) Catania, 9) Inter, 10) PARMA, 11) Cagliari, 12) Chievo, 13) Bologna, 14) Sampdoria, 15) ATALANTA, 16) Torino, 17) Genoa, 18) Palermo, 19) SIENA, 20) PESCARA.

Nel dettaglio: ho azzeccato le prime due, Juventus-Napoli, e le ultime due, Siena-Pescara, il decimo posto del Parma, il quindicesimo dell’Atalanta. Ho sbagliato in pieno l’Inter, ho confuso le isole (Cagliari per Palermo), ho sottovalutato il Catania, ho sfiorato la Lazio e il Toro. Non immaginavo che la Fiorentina potesse contendere la zona Champions addirittura al Milan, né che l’Udinese sarebbe rimasta in Europa, anche se non più tra l’élite.

La griglia riassume il paesaggio, ma «nasconde» la profondità dei distacchi. Per fortuna.