Mai dire Mai(nz)

Roberto Beccantini27 maggio 2023

Che finale, in Bundesliga! Borussia Dortmund-Mainz 2-2; Colonia Bayern 1-2. Era la 34a. e ultima giornata. E così contro-sorpasso: bavaresi campioni per l’undicesima volta consecutiva: 71 a 71. Ha deciso la differenza reti. Tu chiamale, se vuoi, come vuoi.

I nomi delle rose

Roberto Beccantini24 maggio 2023

Essere o non essere? Grandezza o bellezza? «Giuoco» o giocatori? Il risultato, naturalmente. Soprattutto in una finale E questa lo era. La Coppa Italia bacia l’Inter. E’ la nona, la seconda consecutiva. La Fiorentina ha lottato sino alla fine e avrebbe meritato i supplementari, almeno, ma a scriverlo si rischia l’apologia di banalità. Pazienza.

Già in campionato le partite erano state tiratissime: 3-4 l’Inter al Franchi; 1-0 la Viola a San Siro. Chiedo scusa, ma non penso che l’abbiano decisa gli allenatori: l’italianista e l’Italiano. L’hanno marchiata i centravanti. Uno su tutti: Lau-Toro Martinez. Sua la doppietta che ha ribaltato l’ordalia. Su tocco tagliente di Brozovic, il primo; di volée, su assist di Barella, il secondo. Dzeko se ne era mangiati un paio sullo 0-1; Jovic, altrettanti (anche per la complicità di Handanovic), nella ripresa. E Cabral, uhm, annullato dalla ditta Acerbi.

La sfida, l’aveva stappata Nico Gonzalez, su azione Bonaventura-Ikoné, con la difesa sorpresa e bucata da sinistra a destra. Per un quarto d’ora, Fiorentina a cassetta. Poi, zitti zitti, ecco Calhanoglu, Barella e Brozovic guadagnare metri e propiziare varchi. Palla al piede, la Fiorentina è gradevole; palla agli altri, leggera. Troppo, a volte. E non proprio irresistibili, l’altro Martinez (Quarta) e Milenkovic. Per Inzaghino, salgono così a quattro le coppe nerazzurre. Più le tre della Lazio. Voce dal popolo: dimentichi le 12 sconfitte che già a febbraio lo avevano cancellato dalla lista degli anti-Napoli. No che non le dimentico. I giocatori, i giocatori. L’atto unico li stimola più della brodaglia seriale, la finale secca è adrenalina, non oppio. Sono errori, certo, di calcoli e di visione, che non scalfiscono
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La lotteria e la vergogna

Roberto Beccantini22 maggio 2023

Alla lotteria della corte, per cena, era uscito il meno 10. Alla tombola di Empoli, un meno 4. Addirittura. E siamo solo al filone plusvalenze (curiosamente single, senza partner), in attesa del round stipendi (il 15 giugno). M’inchino agli esperti della materia, fermo come sono ai dubbi (di parte; e, dunque, non sempre della parte giusta) del «perché il fatto non costituisce reato» con cui, nel 2008, furono assolti, in sede penale, Inter e Milan.

Per molti, da Mourinho agli juventini, il campionato è stato falsato. Certo, con le rate di prima e il senno di poi, sarebbe stato più opportuno – forse – rinviare le penalizzazioni in blocco alla prossima stagione, ma siamo in Italia, dove la giustizia è ballerina, al di là delle (E)veline di Nyon. C’è un altro aspetto, curioso. Proprio «afflittiva», termine-bandiera dell’accusa, la sentenza non era, visto che, fra Empoli, Milan (soprattutto) e Udinese, tre vittorie avrebbero comunque garantito la Champions. «Afflittivina», ecco.

C’è poi stata la partita del Castellani. Un’agonia. Una vergogna. L’illusione che Chiné e c. avessero spronato l’orgoglio di Madama, invece di otturarne il fosforo, è durata un quarto d’ora e la traversa di Milik. Nel giro di due minuti, il rigore dello stesso polacco, su Cambiaghi, trasformato da Caputo, e la zampata di Luperto in mischia, dopo un miracolo di Szczesny, hanno rovesciato la trama, consegnandola ai fantasmi di Siviglia, al chiacchiericcio della vigilia, su Allegri e di Allegri, ai «meno» di Roma. E, naturalmente, alla garra degli avversari.

Nella ripresa, ennesima fotta di Alex Sandro (capitano, dal contratto rinnovato di fresco: però) e tris di Caputo. Quindi attacchi a casaccio, gol di Chiesa (toh), entrato con l’ombra di Di Maria, e, agli sgoccioli, tra sballi e rimpalli, il poker di Piccoli. Per come ha giocato, difficile immaginare che la squadra creda ancora nell’Allegri-bis,
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