Notte vintage

Roberto Beccantini11 dicembre 2024

Champions dal sapore vintage. Dopo Lipsia, la Juventus dei cerotti e dei pareggi si toglie un altro sfizio: 2-0 al Manchester City e più non dimandare. Per carità, non certo il City dei Rodri d’oro, ma pur sempre la squadra del Pep. Entrambi nella ripresa, i gol: di Vlahovic al 53’, di testa, su cross di Yildiz (bravo anche come terzino), dopo percussione di Gatti (lo stopper); e di McKennie al 75’, di volée, su flagrante e frizzante contropiede di Weah. Gli americani: due cambi. Il tocco di Motta, direte: capita.

Ha dato il massimo, la Giovin Signora: anche Koopmeiners, l’unico insufficiente. Mi ha ricordato, la trama, Juventus-Chelsea del 29 settembre 2021: 74% a 26% di torello pro Tuchel ma 1-0 di Chiesa. E la paratona di Di Gregorio, sull’Haaland smarcato da una genialata di De Bruyne, una di Buffon su Iniesta.

Palla ai «citizens», naturalmente. Thiaghenaccio e contropiede, Madama. Come era nei voti degli esperti. Con gli occhi aperti e le forchette in tasca, pronte a ghermire i cosciotti. Contro il City giocano così in Premier e allora, se permettete, «omnia munda mundis». Il lento e frustrante tiki-taka del Pep escludeva il pompierone norvegese, ed era anestesia allo stato puro: ideale per un paziente che, sul lettino, fingeva di russare ma da Kalulu a Gatti, da Savona (su Doku) a Danilo (persino il vecchio capitano) ognuno difendeva le sue zolle, al guinzaglio di Locatelli, un po’ metodista e molto incontrista.

Vlahovic, classe 2000. Haaland, idem. Il duello era in cima alle locandine: l’ha vinto il serbo. Ai punti. Casinista se ce n’è uno, ma puntuale nel saltare oltre il destino e un molle Ederson. Gundogan e De Bruyne, Grealish e Bernardo Silva si passavano e ripassavano la palla. Tiri, uno: di Gundogan, smanacciato dal portiere.
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Dea e dei

Roberto Beccantini10 dicembre 2024

Le notti di Champions sono notti salgariane, legate ad arrembaggi che non finiscono mai. E per questo ci tengono lì, allacciati ai brividi.

** Atalanta-Real Madrid 2-3 (Mbappé, De Ketelaere su rigore, Vinicius, Bellingham, Lookman). Perdono, i pirati del Gasp, ma fino all’ultimo le «loro» maestà soffrono, ringhiano, graffiano. Pur feriti, i blancos di Carletto hanno bende e cerotti che molti pronti soccorsi si sognano: Mbappé (che gol, ciao De Roon), Bellingham (straordinario, the best: e non solo per la ciliegina dell’1-3, ciao De Roon pure qui), Rudiger (il «boia» che per alzata di mano si depreca e in cabina, a tendine tirate, si invoca). Occasioni di qua, occasioni di là, Carnesecchi e Courtois spesso in vetrina. I corsari ricavano poco dal dondolio di Pasalic, tanto dal presenzialismo di Ederson (ancorché involontario arco per la freccia di Vinicius, così così), dai dribbling di Lookman, dalla sportellate di Kolasinac (è suo il penalty), abbastanza dalle digressioni di De Ketaelaere.

Il k.o. di Mbappé – fin lì, devastante – è stato un bacio degli dei alla Dea. Pensavo dentro di me: Gasp, perché non metti Retegui? L’ha messo. E proprio l’italo-argentino si è divorato il tre pari al 93’, lui che con l’Arsenal aveva già sprecato un rigore. Il Real ha alternato la tuta allo smoking, da squadra che conosce le emergenze e le esigenze. L’Atalanta ha giocato da Atalanta: uomo su uomo e la voglia di ribaltare la storia, sempre. Applausi a todos.

** Bayer Leverkusen-Inter 1-0 (Mukiele). Calcolite, rotazionite: il muro di Inzaghino ha retto sino al 90’. Prima sconfitta, primo gol al passivo. E zero tiri nello specchio. Aspirine subito aggressive, traversa di Tella, numeri di Wirtz, volatine di Frimpong. Trama da western di una volta, con un colpo di pistola sfuggito al regista, forse, ma non certo ai cowboy più coraggiosi.

Audace colpo dei soliti noti

Roberto Beccantini8 dicembre 2024

Questa è grossa: Napoli-Lazio 0-1. E così, in attesa del recupero dell’Inter a Firenze, Dea sola in testa. Nel dettaglio: Atalanta 34, Napoli 32, Inter, Fiorentina e Lazio 31. Fuori dai giochi, l’«imbattibile» Juventus e il Milan delle montagne Fonseca.

Pioveva che Dio la mandava, al Maradona. Baroni è un cognome diventato un nome fin da Verona; Conte, un nome a caccia di magie che non siano solo «pretatticherie». Ma se Kvara non sfonda e Lukaku scompare in fondo alle bolge, è dura. Poteva finire pari, per carità, ma l’Aquila non ha rubato nulla. Ha deciso Isaksen, già protagonista nel primo tempo, su servizio di Noslin, uno dei cambi. L’olandese, già: tripletta giovedì in coppa, quando Conte Dracula aveva schierato la squadra B. E’ stata una sfida di scacchi e imboscate, con Provedel subito alla ribalta su McTominay, non bersagliere come in altre occasioni.

Ci si mordeva di qua e di là, il Napoli più dentro, gli avversari mai fuori (anzi), una punizione di Kvara a fil di incrocio e un 70% di possesso che altro non produceva se non un palo scheggiato da Anguissa. Dele-Bashiru, vice Rovella, schiantava la traversa, e nonostante il k.o. di Romagnoli la fase difensiva di Baroni ostruiva i valichi, offriva ossigeno al palleggio, ai lanci, alle transizioni. Hombre del partido, Guendouzi. Padrone assoluto delle zolle. E al posto di Castellanos e Dia, non due medianacci. Al contrario: Noslin e Pedro, attaccanti pure loro. Segnali precisi: vada come vada, me la voglio giocare.

Le staffette non hanno dato la spuma che Conte sperava. Nemmeno Neres e Simeone. Per premere, il Napoli ha premuto: in maniera piatta, però, con la destra che piano piano perdeva seggi e fiducia (Di Lorenzo, Politano). E Big Rom mai così small. Splendido il duello tra Olivera e Isaksen: l’uruguagio ne ha vinti molti; il danese, quello fatale.