Adesso non fate quelli che…

Roberto Beccantini1 settembre 2024

Adesso, per favore, non fate quelli che. Mica si pretendeva il ritmo-rock di Manchester United-Liverpool 0-3, ma Juventus-Roma 0-0 è stata lenta lenta e brutta brutta.

I passatisti: visto che roba, al primo avversario serio?

I futuristi: sì, visto; ma è tutta colpa vostra, tutta colpa di «quello là». Che barba. Veniva, Thiago, da un doppio 3-0 (al Como, al Verona). De Rossi, in compenso, da un punto in due gare e una settimana, a leggere i giornali, molto incasinata. A sorpresa, Dybala e Paredes in panca e, in mezzo, i 19 anni di Niccolò Pisilli. Titolare come Savona e Mbangula, confermatissimi.

Per un tempo, nessuno che si sporgesse dal davanzale. Tutti ad attendere l’attimo. Roma più aggressiva e palleggiante in avvio, Madama raccolta e studiosa (delle situazioni, delle istruzioni). Da Yildiz e Soulé, rare micce. E allora, calma piatta. A Motta piace che i suoi dettino il ritmo: o almeno lo governino. Pellegrini faceva capolino tra le linee, Locatelli e Fagioli, ammonito già al 1’, cercavano di orchestrare transizioni spente con un soffio dai Mancini di turno. Svilar? Una parata su Vlahovic, y nada màs. Di Gregorio, manco quella. In generale, su entrambi i fronti: coraggio, uhm. Qualità nei tocchi, ari-uhm.

Alla ripresa, entravano i signori del mercato: Koopmeiners e Conceiçao subito, Douglas Luiz a ruota, persino McKennie, l’ex esubero, e Nico agli sgoccioli. Qualcosa si muoveva, ma poco poco: tiri, zero. Pure Ddr pescava nella rosa, su tutti Koné (non male) e quel Dybala che all’Arabia ha preferito il tiki-taka dei nostri cortili. Per la cronaca, dopo tanto ammucchiarsi, era proprio la Lupa a chiudere in avanti, con una sventola di Angelino.

Sola difesa imbattuta, la Vecchia. Sette punti. Come un settembre fa. In testa, però: con Inter, Toro e Udinese. Passatisti, futuristi: alla prossima.

Alla carica

Roberto Beccantini30 agosto 2024

Quattro a zero, Inter-Atalanta, come il 28 febbraio. Allora in 71 minuti, questa volta in 56. La Dea era decimata e veniva dal k.o. granata. I campioni l’hanno presa subito per il collo e appesa al muro. Al 3’, bella azione e autogol di Dijmsiti su cross di Thuram. Al 10’, volée mancina di Barella dal limite: i maniaci di balistica si saranno leccati i baffi. Dall’incipit del primo tempo all’avvio del secondo: Thuram e ancora Thuram, di rapina, da centravanti inzaghista (più Pippo che Simone), in un mischione di pollastri rimbalzanti e ballerini.

Gli opliti del Gasp ci hanno provato e hanno tirato: incassato il 3-0, si sono arresi. Un po’ presto, d’accordo, ma avevano di fronte un peso massimo (e, per i nostri ring, il massimo). Siamo appena alla terza e, dunque, sputare sentenze sarebbe quanto meno indelicato. L’Inter era la mia favorita a mercato aperto e lo rimane a mercato chiuso (finalmente). Gioca a memoria; mescola i ruoli; ogni tanto rallenta. Rientrava Lau-toro: giri, e dribbling, di ricognizione. L’hombre del partido è stato Thuram, già 4 pere: quantum mutatus ab illo, se penso all’Europeo dei bleu.

In salsa bergamasca. Samardzic. Un cioccolatino: gradevole al tatto, e al tocco, ma non sazia. Per ora. Bellanova: al debutto, spaesato (e comunque, fra Dimarco e Bastoni).

** Venezia-Torino 0-1. Tornava, Vanoli, sul luogo del «diletto». Lo 0-0, vidimato dai portieri, sembrava il migliore dei mondi possibili. E se non proprio il migliore, almeno il più giusto. Improvvisamente: angolo di Ilic, torre di Masina e sgrullata di Coco. Sette punti in tre gare, come l’Inter. Testa della classifica, in attesa di Juventus-Roma e dintorni. Un settembre fa erano quattro. Saul Coco, Guinea Equatoriale y Spagna: la foresta (di capelli, di baffi, di spigoli) reclutata per dimenticare il dottor Buongiorno. Però.

Un cerino qua, un cerino là

Roberto Beccantini26 agosto 2024

Lunga è la strada, per Tipperary, e Thiago lo sapeva, lo sa. Verona, poi, era campo tradizionalmente guerriero, persino Michel vi perdeva spesso. Un passo alla volta. Proprio così. C’è carenza di esterni? Dentro Mbangula, belga di 20 anni, e gol al Como, il primo dei tre (a zero). Danilo è «tallonato»? Dentro Nicolò Savona, aostano di 21, e gol all’Hellas, il secondo dei tre (a zero). Gli allenamenti devono essere sempre centrali. A maggior ragione in attesa di Nico, Conceiçao e (forse) Koop. Se il cambio di libro è stato radicale, il calendario non era certo un pugno in faccia (come invece per Zanetti, dal Napoli bastonato a Madama in calore). E allora, che la testa non dia alla testa.

Per una ventina di minuti, equilibrio barboso. Duda, Suslov e Tchatchoua alzano un po’ di polvere. Aspettare non è mai stato un’onta: e, difatti, aspetta persino Thiago. Un’onta è chiudersi in casa e buttare via le chiavi. Sarà la chiave. Un dardo di Locatelli, al 18’, agita i taccuini. Yildiz e Mbangula svariano e si accentrano. A metà campo, k.o. Thuram, con Loca c’è Fagioli: non ancora Douglas Luiz. La «vecchia» guardia. Piano piano, un cerino qua e uno là, ecco la fiamma: Locatelli borseggia Duda, palla a Yildiz, filtrante per Vlahovic, stop e sinistro in mezzo a tre sacramenti. E’ il 27’. Undici minuti, ed ennesima transizione. Cross di Mbangula (toh), sgrullata di Savona, da sinistra a destra, sul palo lungo. Next gen al potere.

Cala, il sipario, in avvio di ripresa: Tchatchoua si attorciglia a Mbangula (ehi), rigore, doppietta del serbo. Siamo al 51’, e l’invasione di bebè accompagna la sfida a un epilogo che, alla vigilia, era difficile immaginare. Rassegnati, gli uni. Sazi, gli altri. Di Gregorio, una parata in due gare: pure questo è un messaggio, filtrato dal livello dei rivali. Per le rivoluzioni non basta un capo: serve un’idea. Magari fosse mia. Ex «deschemisados», a voi. La storia non ha fretta.