Bonsoir tristesse

Roberto Beccantini7 maggio 2024

Esce, dalla Champions, il Paris Saint-Qatar, con i suoi sceicchi imbronciati e sfigati. In finale va, così, il Borussia Dortmund che il destino, cinico e caro, ha risarcito del suicidio di maggio, in Bundesliga. Due legni all’andata, i francesi; e quattro stavolta: i pali di Zaire-Emery e Nuno Mendes, le traverse di Mbappé e Vitinha. Però non penso che la squadra di Terzic abbia rubato. Voi?

1-0 al Westfalenstadion, lecca di Fullkrug; 1-0 al Parco, testa di Hummels, 35 anni, uno di quei prof di Harvard cui Mou affiderebbe al volo le sue cattedre. Se di fronte si agita Mbappé, Real o non Real, non puoi non partire sfavorito. Terzic, un signor mister, ha accettato il pronostico e lo ha sovvertito. All’andata, giocando sempre alla pari. Al ritorno, giocando alla pari per un’ora, fra la paratona di Donnarumma su Adeyemi e la zuccata del libero. Poi, uscite le frecce – Adeyemi, acciaccato, e Sancho – catenaccione.

Non so di che cosa accuseranno Luis Enrique. Gli avevano suggerito: metti un centravanti vero e libera Kylian. L’ha messo: Ramos. Come non detto. Paradossalmente, è stato proprio il Migliore, Mbappé, a tradirlo. La gabbia dei tedeschi lo ha disarmato. Finché ha potuto, il Borussia non ha buttato via un pallone. Dopodiché li ha chiusi in area, alla Cannavaro, e non li ha fatti più uscire. Tutti, in blocco, hanno dato tutto. Mentre nel Paris, lezioso per un tempo, Hakimi e Dembélé si sono persi nel labirinto. Ha diretto all’inglese, in alcuni casi persin troppo, Orsato.

Per il Borussia si tratta della terza finale: nel 1997 batté la Juventus a Monaco; nel 2013 perse dal Bayern a Wembley, dove si giocherà il 1° giugno (ahi). Restano i pali. Che non saranno un’unità di misura «assoluta», ma quattro in un colpo insidiano le analisi e le certezze dei match-analyst, o almeno dovrebbero.

Domani, al Bernabeu, Real-Bayern (da 2-2). A qualcuno piace caldo.

Ma sì, un po’ di movida

Roberto Beccantini5 maggio 2024

Una partita, se non altro. Non di livello eccelso, ma croccante, con occasioni che scoppiavano come petardi. Per vincere, oggi più di ieri, bisogna rischiare di perdere. Aspettare sulla riva del Piave non paga più, a meno di non disporre di battaglioni micidiali. L’1-1 fotografa le emozioni della notte, e tutto sommato ne è sintesi corretta.

Veniva, la Roma, dalla euro-sventola di Xabi. Cinque cambi, De Rossi, e una mossa, Dybala e Baldanzi insieme, che ha propiziato il gol di Lukaku, complice un assist sghembo di Gatti. La cucina di Allegri offriva il solito menu. Migliori in campo, Svilar e Chiesa. Traversa di Kristensen all’inizio, palo dell’ex viola in avvio di ripresa. Federico: tarantolato, ben oltre le fasce suggerite o suggeritegli. Suo, fra parentesi, il cross del pari di Bremer, autore di una incornata ronaldiana.

In tavola, per una volta, arrosto e non solo fumo. Per la Magica, Pellegrini deviato, Kristensen murato da Danilo e, agli sgoccioli, Abraham da Szczesny. Sul fronte opposto: che riflessi, Svilar, su Chiesa, Locatelli e Kean. Le staffette hanno offerto benzina preziosa a Ddr. Al posto di Allegri, mi sarei tenuto stretto Chiesa: l’agenda, a essere sinceri, non mi sembra un cappio al collo; e neppure ai garretti. In compenso, Vlahovic zero.

I duellanti si sono passati la trama come un tizzone, e anche per questo non ci si è annoiati. Gli errori di tocco e di filosofia, quelli, erano ineluttabili. Madama, più fresca, avrebbe dovuto azzannare di più polpacci ed episodi. Ma dopo il 27 gennaio è cambiato il suo «mondo». Di punticino in punticino, si avvicina la zona Champions. Più complicato il sentiero della Lupa, con la Joya di nuovo in bilico.

Le ultime righe sono per César Luis Menotti. Per i motivi che sappiamo, grande non fu il Mondiale che vinse nel 1978, nel sangue del suo popolo. Grande fu lui.

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A naso

Roberto Beccantini4 maggio 2024

Sassuolo-Inter 1-0: a naso, uno scherzo di Carnevali…