Ricordando Galeone con le emozioni

Roberto Beccantini2 November 2025

Nel ricordo di Giovanni Galeone, che allenava ridendo mores (et biondes), zona e tridente, l’aria di chi non si dà arie, si scornavano i due «figliocci»: Max il feticista e Gasp il tremendista. Ha vinto Max, 1-0. Non ci si è annoiati in terra e, immagino, neppure tra le «sue» nuvole.

Che partita. Tosta, veloce. Per una trentina di minuti, Lupa avanti tutta e Diavolo rannicchiato sotto i reticolati, centomila gavette di catenaccio. Cristante, Dybala, Ndicka, El Aynaoui, ancora Dybala: è la mira che difetta, non il resto. «Suddenly», come avrebbe scritto l’inviato del Guardian, all’improvviso, gli assediati forano il polverone che li avvolge. E’ il 39’. Contropiede old fashion: da Bartesaghi a Leao, fuga e toccata, gol di Pavlovic (lo stopper, ops). In piedi.

La trama cambia da così a così. Fofana si mangia il raddoppio e, in avvio di ripresa, Milan in versione poligono: Ricci, Svilar su Fofana e Leao, palo di pancia (Nkunku), «paratona» di Hermoso su Leao. Rispetto all’avvio, il mondo rovesciato.

Tarda, Gasp, a inserire la ciccia di Dovbyk: avrebbe fatto comodo, in quelle bolge. Attorno a Modric, Max alza e arma la resistenza estrema. Fioccano gli angoli, non i brividi. Sino al 81’ quando, in barriera, Fofana mura di braccio e Guida decreta il rigore. Maignan contro Dybala: «vince» il francese, buttandosi alla sua sinistra. E la Joya si stira pure.

Due stili a confronto, a San Siro. Proprio questo ha contribuito a rendere ardente la contesa. Il palleggio romanista, il mordi e fuggi dei milanisti. E sul piano della contabilità, penalty, a parte: più Milan. Vero, 61% di possesso per la Maggica, ma 16 tiri a testa e, in porta, 7-6 pro Diavolo. Dare spazio a Leao non è mai una buona idea. Specialmente per chi, come l’Ego di Trigoria, di idee ne ha tante.
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Bollicine di Lucianone

Roberto Beccantini1 November 2025

Compiva gli anni, la Vecchia: 128. E debuttava Spalletti. La «prima» è come l’ambasciatore: non porta pena. E dal momento che non la porta nemmeno il risultato, what else? Cremonese-Juventus 1-2. Seconda vittoria consecutiva. Sorpresa della stagione, la squadra di Nicola in casa era imbattuta. Da parte di «Luscianone», subito la mossa, alla Ninì Tirabusciò: Koopmeiners centrale di sinistra. Per il batavo, un ritorno all’antico: se la caverà. Poi, un quarantello gradevole. Non che le cadenze fossero morbose, ma insomma: gol-lampo di Kostic, palo di Locatelli, pressione sui portatori, fraseggi di branco, il raddoppio nell’aria.

Per i topi d’archivio: difesa a tre, Cambiaso ora terzino ora mediano di destra, Locatelli e Thuram doganieri, McKennie casinista, Vlahovic spondista e Openda Lazzaro dalla mira imbavagliata. Non ad anni luce di distanza da Tudor (o da Motta o dall’ultimo Max), però qualcosa si muoveva.

Piano piano, riecco il menu fisso: avversari meno pavidi, Madama rinculante. Lo 0-2, proprio quando si vivacchia e si giochicchia, spunta dall’ingresso di Conceiçao e dal fiuto di Cambiaso, ebbene sì: più eclettico che generico. Gli dei, da lassù, vegliavano premurosi: assist di Vandeputte sul primo, assist di Terracciano sul bis.

Ma non è mai troppo Vardy. Pallaccia dalle retrovie. Jamie, 38 anni, versus Cats: via di spalla, da «nove» feroce, lo stopper giù per terra e diagonale tranciante. Tra i subentrati, Vazquez offriva qualche idea. Ma fulmini e saette, nisba. Adzic sostituiva Openda, David avvicendava Vlahovic: autunno tiepido.

** Napoli-Como 0-0. Como è coi forti. Cesc farà strada. Per un tempo, pressing di gruppo, recupero palla ad altezze siderali, costruzione dal basso affidata agli alluci di Butez. I campioni sono stati costretti a corrergli dietro. Recuperato Hojlund,
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La Sventurata rispose

Roberto Beccantini29 October 2025

In attesa di un altro Lucianone (uhm), la Sventurata rispose: Juventus-Udinese 3-1. Prima vittoria e primi gol dopo una striscia di otto gare (e di quattro in bianco). Esonerato Tudor, in panca c’era Brambilla, from Next Gen. Ho colto, qua e là, la classica hybris riparatoria di gente che deve farsi perdonare qualcosina (o qualcosona), marcata a uomo dai berci e i fischi dello Stadium. Mister Vlahovic, per esempio.

Scritto che l’uomo chiave è stato Goglichidze, georgiano come il «mio» Shengelia, rigore all’inizio (su Vlahovic, trasformato dal serbo) e alla fine (su Yildiz, previo assemblea varista, realizzato dal turco); scritto questo, veniamo al sodo. Come sempre, i Ris in permesso da Garlasco hanno lavorato duro per cogliere gli «scontrini» di differenza tra vecchia e nuova (?) gestione. Allora:

1) Fuori Koop e Thuram; Cambiaso e Kostic sulle fasce; Openda (Liscia o raddoppia?) e Vlahovic di punta.

2) Oggettivamente, lo scarto esula dagli episodi, dal momento che, tranne sul 2-1, Okoye ha parato da Mandrake.

3) Il miglior attaccante resta Gatti, prova ne sia l’incornata del sorpasso.

4) Modulo di base: 3-4-1-2, con Yildiz finalmente un po’ più «libero d’attacco».

5) La mezz’ora introduttiva e, soprattutto, metà ripresa sono state giocate a buon ritmo e a buon pressing («Non voglio mica la luna», cantava Fiordaliso).

6) L’Udinese è squadra di pivot che, aspettando la maturazione di Atta, ha perso i play più creativi: da Deulofeu a Thauvin.

7) Uscito Davis per infortunio, non ho capito, di Runjaic, l’esonero di Zaniolo, autore del pari («pettine» d’interno sinistro, tra statuine cincischianti) e fin lì spada nella roccia (iperbole).

8) le partite vanno chiuse, in caso contrario il destino, permaloso, può fartela pagare (89’, sgrullata di Bayo a fil di montante). Che i Ris tornino pure a Garlasco.
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