Calciopiattismo

Roberto Beccantini5 October 2025

Il ritorno di Max si è mangiato la notte. Sorrisi e strafalcioni. Per un tempo, calciopiattismo allo stato (im)puro, con damigiane di anestesia ad addormentare i «pazienti» e i chirurghi – Tudor, il Feticista – pavidi nel calare il bisturi. E allora: Juventus-Milan 0-0. Diranno: 3-4-2-1 contro 3-5-2. Vero, ma i moduli, se non li scuoti, sono bottiglie vuote.

Per fortuna, nella ripresa, in sala operatoria è successo qualcosa. Il miracolo di Maignan su Gatti, l’unico centravanti, oggi, di Madama; il rigore (di Kelly su Gimenez) sparato in cielo da Pulisic; le due occasioni sciupate dal «panchinaro» Leao. Ricapitolando: più Diavolo che Signora, anche perché David continua a darsi alla macchia: se non si divora gol a porta (quasi) vuota, come contro il Villarreal, scivola sul più bello, alla Gerrard (come sul cross radente di Kalulu).

Un pareggiaccio, fischiatissimo. Mi aspettavo che, attorno a Modric, l’orgoglio di Rabiot creasse più problemi a Locatelli e McKennie. Invece no. A proposito del croato: vogliamo parlare della palla a Leao, quella poi sbucciata e consegnata a Di Gregorio? Lampi di genio e lampi di qualcos’altro.

La pareggite di Igorone rammenta la sindrome di Thiago. Avrei tolto David, sì, ma non Conceiçao, le cui bollicine avevano agitato la ninna-nanna dell’approccio. Yildiz: deportato nella Siberia di sinistra, con Cambiaso nei paraggi, rende la metà. Sono mancati, su entrambi i fronti, gli attaccanti. Pure Vlahovic, che assomiglia sempre più alla sabbia di una clessidra. Può essere che Max abbia rispettato troppo il suo passato. E può essere – anzi, è – che Tudor non abbia ancora trovato la quadra, al netto di una rosa che pare un labirinto. E siamo già alla sesta. La Juventus non era da scudetto, e si sapeva. Il Milan, per diventarlo, deve osare di più. Tutto il resto è noia.

Sabato grasso

Roberto Beccantini4 October 2025

La movida del sabato. Non ai livelli marziani di Chelsea-Liverpool 2-1, ma neppure processioni del santo patrono o ruttini da colazione al sacco. Agguati, sparatorie, assalti alla diligenza: come nei western che ci struggevano da bambini.

** Lazio-Torino 3-3 (Simeone, Cancellieri, Cancellieri, Adams, Coco, Cataldi su rigore). Ribaltoni e stranguglioni, bei gol (il secondo di Cancellieri, la volée di Adams), il 4-2-4 di Sarri-ball in bilico perenne tra stoccate e imbarcate, i granata di Baroni (applaudito) decisi a vendere care le corna, ma ingenui, terribilmente ingenui, nell’attentato a Noslin che al minuto 103 ha portato al penalty del pari, dopo che Provedel (al 93’) aveva offerto il petto alla pugnalata di Coco. Insomma: errori di qua, errori di là: «voglio una vita, la voglio piena di guai, eh».

** Inter-Cremonese 4-1 (Lautaro Martinez, Bonny, Dimarco, Barella, Bonazzoli). Era imbattuta, la matricola di Nicola, e al debutto si era tolta lo sfizio di sculacciare il Diavolo proprio al Meazza. Punto e a capo. Rasa al suolo. Con Barella regista al posto di Calhanoglu e Bonny «alla» Thuram. Ecco: gli attaccanti di riserva. Bonny già due reti, Pio Esposito già una. Siamo appena alla sesta ma per ora, tra Chivu e Inzaghino, la differenza sembra proprio il contributo dei panchinari rispetto ad Arnautovic, Correa, Taremi.

** Atalanta-Como 1-1 (Samardzic, Perrone). Ritmi british per un’ora abbondante, scanditi dal sinistro di Samardzic e dal gollonzo di Perrone, un cross d’esterno destinato chissà dove e, viceversa, baciato dal palo e dagli dei (ma non dalla Dea). Pasalic, Sulemana e Nico Paz a cassetta. Progressi di Lookman, al di là della mira. Juric veniva dalla rimonta «belga» di Champions, Fabregas era squalificato. Squadre pimpanti, da sfida all’O.K. Corral. Ah, se Cesc avesse un centravanti.

Fino alla fine. Appunto

Roberto Beccantini1 October 2025

Fiammiferi d’Europa. Il 2-2 di Villarreal-Juventus è un Portobello che richiama file di suore e peccatori. Succede di tutto. Avvio spagnoleggiante, con Pepe che sguscia a Cabal (k.o. ancora: auguri), Mikautadze che segna, Perin che salva, sul palo e oltre, David senza fionda. Tudor toglie «Floopmeiners», non ci voleva un genio, libera Conceiçao e l’ordalia s’impenna. Gatti pareggia di rovesciata (ma sì), da centravanti vecchia maniera; il «portoghesino» sfrutta uno sgorbio di Parejo e completa la rimonta. David, lui, si divora un gol e coglie una traversa.

E così, da probabilmente chiusa, la sfida resta ufficialmente aperta. Madama cala, e non è una novità; Marcelino aggiunge punte a punte, i cambi di Igorone non forniscono ossigeno. Si gioca a una porta e, sull’ennesima parabola dell’ennesimo corner, proprio al 90’, l’ex Renato Veiga incorna e firma il tabellino. Assenze da una parte (Gerard Moreno su tutti), defezioni dall’altra (Bremer, Thuram): inutile ricamarci su. Gli spiccioli concessi a Vlahovic sono caduti dentro al salvadanaio del catenaccione.

Il Villarreal è terzo in Liga e, negli ottavi della Champions 2021-2022, aveva già assaggiato ed eliminato la Juventus del Feticista: 1-1 in casa, 3-0 allo Stadium. Dunque, piano con il lancio dei bidet dalle finestre. Che aggiungere? La solita minestra: formazione sbagliata, correzioni alla Jonathan Franzen, sprazzi da squadra (persino grande, qua e là), poi di nuovo a rimorchio, come se la tenuta, sin da ottobre, fosse una schedina del totocalcio.

** Napoli-Sporting Lisbona 2-1 (Højlund, Suarez, Højlund). Notte complicata, per i «contigiani». La decide l’asse De Bruyne-Højlund. Due assist il belga non più smoccolante; due reti il danese (la seconda, complice una sfarfallata di Rui Silva). E, giusto all’epilogo, quel miracolo di Milinkovic-Savic su Hjulmand. Fino alla fine, da Vila-real al Maradona: repetita iuvant.