Salgari, dove sei? Da Juventus-Inter 4-3 a Juventus-Borussia 4-4, con i nerazzurri avanti di uno sino all’82’ e i tedeschi di due, addirittura, sino al 94’. Il tabellino è un romanzo: paratona di Kobel sul destro di Thuram, poi calma piatta e agra. Ripresa. Palo di Beier, sinistro di Adeyemi, miracolo di Di Gregorio su Guirassy, Yildiz (splendido, alla Del Piero), Nmecha (splendido e basta), Vlahovic (appena entrato, su assist del turco), Yan Couto (con Thuram pasticcione e Of Gregory in ritardo), Kobel più palo su Yildiz, rigore di Bensebaini. Finita? Manco per idea: ancora il serbo (da Kalulu) e, al minuto 96’, Kelly di testa su cross di Vlahovic.
Al di là dei mani-comi (penalty no ad Anton, penalty sì a Kelly), resta il vulcano di emozioni. Se il Borussia di Kovac (in difesa, soprattutto) era decimato, le scelte di Tudor mi sono sembrate, almeno per un tempo, troppo bloccate, troppo «sperimentali»: McKennie terzino, Yildiz medianizzato, Openda, David. E a metà campo, palla portata e assai di rado indirizzata (in assenza di Locatelli, l’unica para-bussola a disposizione).
Sono acrobazie da circo Zeman. Otto gol fatti in due partite, e 7 presi: 5 dei quali da fuori area (ripeto: cinque). C’era una volta il muro di Bremer. Si schiacciano troppo, i centrocampisti (incluso Koopmeiners, il cui posto fisso titillerebbe persino Checco Zalone). Come sabato, decisivi i cambi: Vlahovic, Locatelli. Rimane un libro che il tecnico fatica a sfogliare, salvo inventarsi capitoli che – ma no, ma sì – finiscono per incerottare la trama. Il Borussia si mangerà le mani (e molto altro). Aveva la notte in pugno. E, davanti, dirimpettai sull’orlo del burrone. Ma capaci, dopo il «ritiro» di Yildiz, di non arrendersi al panico, di non cadere nel vuoto. Una virtù. Come un pregio, e non più uno sfregio, è Vlahovic. Lui e il dieci: una coppia di fatti.
Però un punto. Uno solo. Occhio.