Dal «fu» muro alla coppia di fatti

Roberto Beccantini16 September 2025

Salgari, dove sei? Da Juventus-Inter 4-3 a Juventus-Borussia 4-4, con i nerazzurri avanti di uno sino all’82’ e i tedeschi di due, addirittura, sino al 94’. Il tabellino è un romanzo: paratona di Kobel sul destro di Thuram, poi calma piatta e agra. Ripresa. Palo di Beier, sinistro di Adeyemi, miracolo di Di Gregorio su Guirassy, Yildiz (splendido, alla Del Piero), Nmecha (splendido e basta), Vlahovic (appena entrato, su assist del turco), Yan Couto (con Thuram pasticcione e Of Gregory in ritardo), Kobel più palo su Yildiz, rigore di Bensebaini. Finita? Manco per idea: ancora il serbo (da Kalulu) e, al minuto 96’, Kelly di testa su cross di Vlahovic.

Al di là dei mani-comi (penalty no ad Anton, penalty sì a Kelly), resta il vulcano di emozioni. Se il Borussia di Kovac (in difesa, soprattutto) era decimato, le scelte di Tudor mi sono sembrate, almeno per un tempo, troppo bloccate, troppo «sperimentali»: McKennie terzino, Yildiz medianizzato, Openda, David. E a metà campo, palla portata e assai di rado indirizzata (in assenza di Locatelli, l’unica para-bussola a disposizione).

Sono acrobazie da circo Zeman. Otto gol fatti in due partite, e 7 presi: 5 dei quali da fuori area (ripeto: cinque). C’era una volta il muro di Bremer. Si schiacciano troppo, i centrocampisti (incluso Koopmeiners, il cui posto fisso titillerebbe persino Checco Zalone). Come sabato, decisivi i cambi: Vlahovic, Locatelli. Rimane un libro che il tecnico fatica a sfogliare, salvo inventarsi capitoli che – ma no, ma sì – finiscono per incerottare la trama. Il Borussia si mangerà le mani (e molto altro). Aveva la notte in pugno. E, davanti, dirimpettai sull’orlo del burrone. Ma capaci, dopo il «ritiro» di Yildiz, di non arrendersi al panico, di non cadere nel vuoto. Una virtù. Come un pregio, e non più uno sfregio, è Vlahovic. Lui e il dieci: una coppia di fatti.

Però un punto. Uno solo. Occhio.

San Luka

Roberto Beccantini14 September 2025

Prima, le martellate di Haaland al «fu» United in un derby che ha battezzato Donnarumma (gran parata su Mbeumo) e sancito il 3-0 del City (non proprio una passeggiata, ma quasi). Poi, quasi in contemporanea, la finale dell’Eurobasket, vinta in rimonta dalla Germania sulla Turchia (88-83), partita straordinaria, e l’1-0 del Milan al Bologna, non esattamente straordinario. Quando si guarda troppo, si rischia di capire poco. Mi affido alla vostra clemenza.

Qui San Siro. Subito al nocciolo della questione: Italiano, 60,9% di possesso ma zero tiro in porta. Allegri: 39,1%, ma un gol, almeno tre conclusioni, tre pali (Estupiñán, Ricci, Gimenez) e un rigore sfilato agli sgoccioli. Tutto il resto, Modric: a 40 anni continua ad aggiungere calcio alla vita e non, banalmente, vita al calcio. Piatto destro su invito di Saelemaekers. Olé. Cruciali i rinforzi: Ricci, Pulisic, persino Nkunku. A sinistra, debuttava Rabiot: quantità al potere. Maignan fuori combattimento, spiccioli di Bernardeschi. Sul penalty, ennesimo strip del Feticista. Espulso, con giacca a mezz’asta. Non vorrei essere il suo sarto. Ricapitolando: in attesa di Leao, e di un centravanti: Nkunku?, un tuffo nella vaselina del corto muso e sei puntazzi in classifica.

** Roma-Torino 0-1 (Simeone). C’era una volta Inter-Toro 5-0. Eppure era «solo» il 25 agosto. La miseria di una rete, 4 punti: non so se Baroni abbia trovato la chiave; di sicuro, ha trovato qualcosa. Difesa a tre, poi a cinque e, negli ultimi 20’, a dieci. Ma anche contropiedi e transizioni, compreso il gioiello del Cholito, preparato, rifinito e finito. E Gasp? Senza centravanti per un tempo, con Dybala e Soulé, quindi senza l’Omarino (risentimento) e con il traliccio (Ferguson). Ma attacchi noiosi, controllati e controllabili, se non al tramonto (Pisilli, Soulé, El Shaarawy). Morale: Svilar non meno impegnato di Israel, una Lupa piatta e un Toro non più seduto. Assolutamente non più.

Pazza idea. E Napolione

Roberto Beccantini13 September 2025

Ormai il derby d’Italia ha preso la strada del calcio di una volta, quando i gol fioccavano e le madonne aspettavano, quiete, nei ritratti delle parrocchie. Il 27 ottobre 2024, Inter-Juventus era finita 4-4 (da 4-2). Il 13 settembre 2025 Juventus-Inter è terminata 4-3, con un’alternanza da ritiro della patente: 1-0, 2-1, 2-3. Polvere da sparo, dunque. Quattro gol da fuori area, a proposito di droni o non droni. E, nel complesso, una «pazza idea» non molto lontana da Israele-Italia 4-5 di lunedì.

Riassumo per sommi capi. 1) L’incidenza dei turchi: Yildiz, gol e assist; Calhanoglu, sinistro e destro. E domani, a Riga, gli ottomani contenderanno l’Europeo del basket alla Germania, sochmel; 2) Il piano B (traduzione: il muro di Bremer) è caduto. Era nella vaselina dei titoli. Paradossalmente: meglio nella distribuzione dei «pacchi», il piantone. 3) Fratelli coltelli: testa di Marcus Thuram (che non esulta), rete; testa di Khéphren Thuram (che esulta), rete. Fin lì: più Marcus che il germano. 4) Vlahovic abbandonato, Lautaro accerchiato. 5) Dopo un primo tempo scoppiettante, per una ventina di minuti Inter padrona e Juventus a catenaccio, timida, prona; poi, una volta sotto, avanti Savoia.

6) Senza Cambiaso e il suo casino organizzato, senza Little Conceiçao e le sue bollicine. Koopmeiners: mossa, più che scossa. I cambi: sembravano favorevoli a Chivu. Anche perché Cabal non giocava da una vita e Adzic, 19 anni, beh, insomma, era proprio il caso? Alzi la mano chi non l’ha scritto o pensato. Suo il montante destro che ha spaccato la mascella del tabellino. E allora: Tudor genio (e che signore, nel parlare di «pareggio più giusto» e di Juventus ambigua). C’est la vie. 7) Inter: sempre forte, ma sei gol incassati in due partite, nonostante il debutto di Akanji, cominciano a essere troppi. Fatti, non parole. 8) Juventus: il piatto mancino di «Kelly che» (alla Beppe Viola) aveva aperto la sparatoria.
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